A tutti voi un caloroso benvenuto fra di noi! Benvenuti a Malta e nella nostra Provincia (carica di storia, di fede…e con una grande passione di vivere con freschezza le nostri radici). In parte…e’ come lo slogan di questo anno della vita consacrata: “Vogliamo…fare memoria grata del passato, abbracciare il futuro con speranza. E vivere il presente con passione.”
Desidero brevemente offrire alcune parole di conforto e di speranza che ordinandole fanno parte del nostro comune sentire. Faccio questo perché come sappiamo tutti, vi sono momenti nella vita di ognuno di noi nei quali se si perde il senso delle cose, si smarrisce la bussola degli avvenimenti, specie quando abbiamo la responsabilità di raccontarli con precisione. Ed è in questo senso che sento (come Provinciale…come voi) di continuare a stimolare interrogativi, senso critico e riflessioni. Inoltre desidero trasmettere la mia speranza e entusiasmo (siamo ancora in tempo di pasqua e allora fra sepolcri e speranza…dalla pasqua torna a fiorire la vita) per il futuro nel quale troviamo il coraggio per disporci con autenticità al cammino di ricerca che ciascuno di noi deve compiere. Questo non significa che in alcuni momenti non sento il peso e un certo silenzio spettrale dove si ha sempre la sensazione che la morte abbia il sopravvento. (E questo non per il solito cliché se la vita consacrata ha ancora un futuro! Anzi la prospettiva non è, e non deve essere quella del declino, bensì di una ripresa della nostra missione di religiosi) O quando uno sente che la nostra vita appare visibilmente provata e stanca, fragile…ripiegata su se stessa. Ma poi la speranza come la fede hanno più resistenza e cambiano radicalmente il clima. La fede e’ un’ energia positiva che bussa ogni giorno al cuore. Farla entrare nella mia vita (questo l’ho imparato col tempo) non soltanto mi ha aiutato immensamente nella mia avventura umana e spirituale, ma, mi ha dato fiducia e speranza. In questo trovo anche la determinazione di non mollare.
Parlo per me, è passato già un anno e due mesi dal nostro Capitolo Provinciale Ordinario e dentro di me (come sono certo in tutti noi) porto sempre questo sogno (e verità) che il nostro carisma deve rimanere sempre in corsa, un protendersi in avanti, verso il futuro con freschezza e originalità. Sappiamo tutti, che il nostro carisma non e’ un’ancora, ma una vela spiegata al vento dove abita lo Spirito. Un’altra metafora può anche essere che il carisma non è neppure una bottiglia di acqua distillata. Bisogna sempre viverlo con energia, rileggendolo anche culturalmente.
Alcuni spunti di riflessione:
Primo: Dobbiamo rimanere vivi.
- Il nostro Ordine [nelle diverse realtà dove viviamo], come la vita consacrata stessa, vive una stagione di esigenti passaggi (periodi di alti e bassi, slanci e delusioni, esplorazioni e chiusure), e di necessità nuove. Questo è normale! Il calo del numero delle vocazioni ha influito sulle comunità. Ci sono altre ragioni: troppo accomodamento con il consumismo del mondo moderno, troppe macchine, troppe carte di credito, troppe vacanze dispendiose. Per questo e’ sempre importante il discernimento continuo e l’opportunità di scegliere e scrutare con sapienza. (Il percorso fra la pausa e l’avvio, la pazienza e l’intraprendenza). Non facendo così… rischiamo di conservare ‘memorie’ sacralizzate – o prescrizioni obsolete – che rendono meno agevole l’uscita dalla caverna delle nostre sicurezze. Lo storico Roberto Morozzo della Rocca ha recentemente scritto: “Il mondo dei religiosi non era preparato a riforme, era ingessato nei suoi ritmi, oscillava fra rigida separatezza dei propri destini e cedevolezza alle mode culturali. Non aveva gli strumenti per accordare felicemente tradizione e novità. Le basi di una riforma erano più fragili di quanto si potesse immaginare.’ [R. Morozzo della Rocca, I religiosi, p. 180). Papa Francesco come sapete, ci chiama ad accogliere l’oggi di Dio (io dico anche sapere aspettare pure ‘il domani di Dio’) e le sue novità…le sorprese di Dio, nella fedeltà, senza paura né resistenze..per essere profeti! Mai un religioso – ognuno di noi – deve rinunciare alla sua profezia. Questo carattere profetico per noi e’ testimonianza di vita. E la testimonianza che può attirare veramente è quella legata ad atteggiamenti che non sono gli abituali: la generosità, il distacco, il sacrificio, il dimenticarsi di sé per occuparsi degli altri. Questo per me fa parte della “rivolta dello spirito” per dirla con Oliver Clement. Il carisma é l’utopia di una visione, condivisa in modo personale e comunitario. Albert Schweitzer, teologo evangelico e originale medico missionario in Gabon, al termine della sua Vita di Gesù, allora ventiseienne, scriveva: “Dobbiamo ridiventare capaci di sentire ancora in noi ciò che vi é di eroico in Gesu’.” ( o nel nostro caso anche in Agostino!). E’ in questo – non in altre cose – che dobbiamo essere ‘attrattivi’! (Dom Aidan Bellenger – Abate di Downside tra il 2016 e il 2014, fa un interessante commento di ‘priorità: Le attività che hanno mantenuto le congregazioni religiose -o il lavoro delle scuole o parrocchie- ci hanno spesso portato via della idee fondamentali. I superiori religiosi hanno speso troppo del loro tempo a pensare su come venirne fuori.
Secondo: Le nostre comunità
- Abbiamo delle belle cose. Tanto… davvero! Tutti noi siamo immersi in tante attività. Ma qualche volta mi scoraggiano alcune cose. Quasi più un lamento nel cuore! Parlo della complessa trama di relazioni interpersonali che alcune volte oscurano la bellezza della nostra vita e vanno contro una vera intensa coesione comunitaria. Non possiamo chiuderci in noi stessi, nelle nostre comodità, nel ‘sempre si é fatto così’, nei nostri schemi, salvaguardando il nostro ego e lo status quo. Non possiamo né evangelizzare bene, né andare avanti con questi comportamenti! Noi tutti – e io personalmente per molti anni, ho parlato tanto in questo senso – sentiamo il bisogno di un profondo rinnovamento delle nostre comunità. Abbiamo bisogno di una continua conversione. Talora questo bisogno inquieto, impaziente, si manifesta in forme un po’ ispide o si complica per l’intervento delle nostre sofferenze e insoddisfazioni. Molte volte, (qui da noi ed in altri fuori nell’Ordine), quando ho esortato sull’importanza ad essere ‘uniti’, non é semplicemente perché l’unione fa la forza, non é per il fatto che stando insieme si vive meglio. Se uno tira a destra e uno tira a sinistra e uno va per per conto suo, certo si è disorganizzati, ma non é in gioco solo la nostra efficienza; é in gioco la nostra esistenza (teologica) come religiosi. Dentro di me penso molte volte alla santità della nostra vita, dell’importanza di una clima di dialogo piuù costruttivo e di altri valori nelle nostre fraternità…. ma so che tutto questo però è un percorso di vita interiore prima di tutto. (Seguendo rigorosamente il principio che in interiore homine habitat veritas, cioè che la verità abita nell’interno dell’uomo, Agostino è dell’avviso che nessuno può insegnare alcunché ad un altro!). D’altra parte sento che alcune volte, manca il vero ascolto fra di noi (parlo in senso generale)…parliamo dell’obbedienza…ma sappiamo le difficoltà che abbiamo. Si può fare questo ‘in amore’ perché in amore nessuno salva nessuno, nessuno può pensare di cambiare l’altro, ma ci si cambia crescendo insieme. Dobbiamo lasciare noi stessi di essere colpiti di più dallo stupore (in ogni svolta del nostro cammino)…lavorando insieme per una nuova primavera fra di noi e con tutti quelli al quale prestiamo servizio. Ci aiuta sicuramente di più essere uomini amanti della Parola come era Agostino …sta a noi ‘riaprire’ questo libro e farlo diventare la nostra vita ogni giorno (il Vangelo letto e vissuto), anche la capacità (non semplicemente la norma) di sedere in coro insieme (in preghiera) e negli atti comuni..solo così possiamo essere capaci di elaborare insieme significati e segni nuovi nelle nostre fraternità. Dico questo perché io credo che alcune volte noi oggi soffriamo soprattutto per mancanza di ‘visione’ (e immaginazione). E se uno soffre per mancanza di visione – deve allora aprirsi la strada fra i segni fino a ciò che gravita dentro e che matura come frutto nella parola. (E’ questo il peso che in se’ avvertì Giacobbe quando su di lui caddero stelle stanche come gli occhi del suo gregge.) Per me rimane in tutto questo…. una condizione essenziale: portare il Divino (di nuovo) nelle nostre comunità… ciò che abbiamo sopratutto bisogno in questo momento della nostra storia, sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile….abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità!” Le ‘altre’ cose vengono dopo!
Terzo: Chiamati a trovare strade nuove.
- Tutti noi sappiamo che nella nostra storia come Ordine mai abbiamo avuto paura di fare delle nuove scelte. Ma dobbiamo continuare! E sperimentare! (Nella mia Provincia – nell’ultimo capitolo – abbiamo fatto la scelta nel campo educativo e nel nuovo progetto in Bahrija….ma qui parlo anche di altre scelte). Molte volte le conseguenze di tali scelte sono incerte all’inizio, ci costringono senza dubbio a una ridistribuzione delle nostre forze…ma non dobbiamo dubitare di Dio, quasi opporre resistenza allo Spirito Santo e alla sua docilità, o rimanere fermi in chiusure nostalgiche o nel limite della nostra debolezza umana. Non so se tutto questo è un effetto dei nostri tempi! (Incertezze e sofferenze intime, che, rimanendo inespresse, radicano paure, creano barriere invisibili e diffondono la paura di “Diventare oggi discepoli di Cristo”, sottile malattia della solitudine, vero flagello dei nostri tempi!). Tutto questo fa parte del travaglio del parto..ma dal quale poi nascono i sogni. (I grandi sogni si possono vivere!) Ma questo non è semplicemente un positivismo astratto – E’ Lui il Signore stesso, che accende in noi questa fiducia e che ci porta avanti nella vita. E non parlo soltanto di coraggio apostolico! A me, alcuni di noi qualche volta, mi chiedono come è possibile questo? E’ possibile! E’ possibile se ci si aggrappa a tre ferme convinzioni…almeno per me lo sono: primo, Dio è onnipotente; secondo, Dio ci ama immensamente; terzo, Dio è fedele alle Sue promosse. In questi mesi, ho pensato molto di questo, e facendo così, ogni volta poi non mi sento più solo, né abbandonato, né isolato, anzi mi sento coinvolto in un disegno di salvezza che andando avanti, con l’aiuto del Signore sono certo che sboccerà in un bel giardino….anche se oggi vedo soltanto un piccolo seme…so che avrà nuovi germogli. Io sono contento di vedere quale ‘mietitura’ di grazia il Signore sta reallizando in mezzo a noi. Desidero tanto che crediate con me anche voi!
Questi aspetti cui ho brevemente accennato sono più un invito a continuare a riscoprire la ricchezza che c’è ancora fra di noi..ma che forse alcune volte è dimenticata. E’ un invito ad una rinnovata apertura. E’ un invito a non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma cogliere tutto ciò che che di valido e di positivo ci viene offerto. Desidero solamente che questa mia passione per la nostra vita – una nuova vita – libera perché sciolta dai soliti schemi, da angusti orizzonti di efficienza, da condizionamenti e da volontà di potere o di apparire – arriva direttamente al cuore di tutti noi.
Quest’anno celebro con gioia il 25° anniversario della mia Ordinazione Sacerdotale [1990-2015] – un dono grande che il Signore ci ha dato. Dentro di me sento ogni giorno, che siamo portatori di qualcosa che è più grande di noi, che ‘porta’ noi nel momento stesso in cui é portato: come la croce è ‘nostra’ solo in virtù del profondo legame con la croce di Cristo, così la gioia è ‘nostra’, ed è autentica, piena, solo se vissuta in comunione con la gioia del Risorto, solo se trasmessa, condivisa, annunciata a tutti, alla nostra società che l’attende… forse senza nemmeno saperlo.
In fine…. una preghiera… che può anche essere un programma:
- Scrutare gli orizzonti della nostra vita e del nostro tempo in vigile veglia.
- Scrutare nella notte per riconoscere il fuoco che illumina e guida.
- Scrutare il cielo per riconoscere I segni forieri di benedizioni per le nostre aridità.
- Vegliare vigilanti e intercedere, saldi nella fede.
Padre Raymond Francalanza osa
Priore Provinciale
27 di Aprile, 2015 – Incontro OAE – Malta