Apprezzato per la sua disponibilità all’ascolto, per tutti un punto di riferimento.
Ha superato i 90 anni, e li porta con un’invidiabile lucidità. Ogni mattina celebra la messa, il sabato e la domenica predica l’omelia e confessa per ore nella «sua» Basilica. Padre Guido Balestri, agostiniano del Convento fiorentino di Santo Spirito, è un’istituzione in Oltrarno, per i residenti e per chi si muove nella piazza più colpita dal degrado. Apprezzato per la sua semplicità e disponibilità all’ascolto , per tutti un punto di riferimento nel momento del bisogno. Saranno in molti a fargli festa mercoledì 26 novembre alle ore 11, nella solenne concelebrazione voluta dal priore padre Antonio Baldoni nel 70° anniversario di ordinazione sacerdotale (a Borgo a Buggiano) del «decano». E nel pomeriggio alle 17.30 padre Guido sarà ancora una volta in prima fila, ad assistere alla conferenza di avvio del ciclo dei Convegni di Santo Spirito 2014-15, sul tema dell’antropologia agostiniana, affidata al professor Giuseppe Fidelibus, come per tanti anni ha fatto dal 1979 con l’ideatore di questi Incontri di Cultura e Spiritualità, il suo amico padre Gino Ciolini. Entrambi di origini pratesi, rispettivamente di Sasseta (Vernio) e Montemurlo. Una vita monastica condivisa a partire dal 1960, dopo i due anni trascorsi da padre Balestri a Pisa. Due frati che avevano un rapporto premuroso e schietto, da fratelli; che hanno incarnato in modo diverso, per carattere e sensibilità, gli insegnamenti di Sant’Agostino, raggiungendo però lo stesso obiettivo. Hanno saputo stare tra la gente, sostenere il quartiere nella difficile ricostruzione dopo l’alluvione, nel rilancio e poi nelle interminabili battaglie contro il degrado. Morto Ciolini, padre Guido ha assunto il ruolo di memoria storica degli agostiniani. E’ l’unico, ad esempio, che si ricorda gli effetti musicali dell’organo della Basilica, che non suona dal 1966, quando l’acqua delle forti piogge di quel novembre filtrò dalla stanza sopra e lo ruppe. «Era molto bello ascoltarlo – racconta padre Balestri – Veniva a suonarlo un signore di via Maggio, anche se sua moglie ogni tanto lo prendeva in giro perchè sbagliava». A guardarlo, l’organo – che risale al 1824 e conta ben 45 registri – non ha perso la sua bellezza. Ma ha bisogno di essere restaurato per tornare ad esaltare i canti della comunità. C’è un progetto di Palazzo Vecchio che prevede due anni di lavori con una spesa di 350 mila euro. Padre Guido spera di fare ancora in tempo a risentire quella musica incantevole. Intanto si alterna nella vigilanza al Crocifisso ligneo del giovane Michelangelo Buonarroti, ora esposto nella sagrestia di Santo Spirito, vicino alla sua collocazione originaria. Lo fa con una punta d’orgoglio. Infatti fu proprio lui ad accompagnare nel 1964 Margrit Lisner nel sopralluogo per la riscoperta e l’attribuzione del Cristo che si pensava fosse andato perduto dopo l’occupazione francese e la soppressione del Convento, alla fine del Settecento. Momenti così ricostruiti nel novembre avevo poca voglia di lavorare e mi sono detta: voglio andare a vedere la chiesa di Santo Spirito». Stavo scrivendo un libro sui crocifissi e l’ultimo capitolo lo volevo dedicare all’opera «perduta» di Michelangelo. Quando Padre Guido mi ha lasciato vedere il Crocifisso, ho notato che era sopra una parete, vicino all’ingresso della cucina. Subito ho capito di trovarmi di fronte a una grande opera. Era proprio lui, e non si era mai mosso dalla basilica, era solo nascosto dietro una spessa ridipintura che ne aveva snaturato i tratti originali». Quali i dettagli che hanno fatto capire alla studiosa tedesca che si trattava di «quel» Cristo? «La posizione solenne, che corrisponde a quella della Madonna della Pietà. Gli elementi che facevano pensare al Buonarroti erano la postura e la torsione del corpo. A parer mio Michelangelo è stato il primo a realizzare questa torsione». L’emozione che Margrit Lisner ha provato in Santo Spirito è un segreto che ha tenuto dentro di sé. Forse lo ha confessato solo a padre Balestri. E segreto rimane. Come i tanti altri che padre Guido conserva, sigilli del suo lungo e fecondo ministero sacerdotale.
Antonio Lovascio
Toscana Oggi del 23 novembre 2014