La società medievale europea, identificata con la cristianità, era fondamentalmente rurale, legata al lavoro della terra, però con uno sguardo verso orizzonti infiniti.
All’inizio del XII° secolo, la situazione è iniziata a cambiare. Grazie al commercio e allo sviluppo dell’artigianato, crebbero le antiche città e ne sorsero altre. Nasce così una classe sociale diversa, la borghesia, che richiedeva evangelizzatori nuovi. Il clero secolare era limitato e poco dedito alle lettere e gli ordini monastici e gli eremiti, insediati nel mondo rurale, vivevano lontani dal movimento urbano a causa dei loro carismi originari.
Di fronte a questa sfida, sorsero nella Chiesa gli ordini mendicanti. S. Francesco e S. Domenico, abbracciando una vita di povertà estrema, si proposero di contribuire alla riforma della Chiesa e arrivare alle città, evangelizzandole con la testimonianza della loro vita comunitaria, con la predicazione e l’amministrazione dei sacramenti, e anche con la loro presenza nelle università che erano le istituzioni culturali superiori dell’epoca.
Nello stesso tempo, in cui i francescani e i domenicani cominciavano a svilupparsi, vari gruppi eremitici della regione italiana della Tuscia, coscienti delle necessità del momento e desiderando di servire la Chiesa in una società che stava subendo dei cambiamenti, si rivolsero al Papa Innocenzo IV per chiedere di potere essere costituiti anche loro come ordine mendicante, sotto il magistero spirituale di Sant’Agostino.
Questi eremiti toscani diedero origine canonico all’Ordine di Sant’Agostino. Il Papa, attraverso le bolle Incumbit nobis e Praesentium vobis, del 16 di dicembre di 1243, convocò i rappresentanti dei numerosi eremi e li riunì in Capitolo, e gli concesse, come norma di vita, la Regola di Sant’Agostino.
Il primo Capitolo Generale dell’Ordine si celebrò a Roma nel marzo del 1244, sotto la guida del cardinale Riccardo degli Annibaldi. Furono redatti e approvati in esso le prime Costituzioni e venne eletto fra Matteo come primo priore generale. Da questo momento, fu costituito giuridicamente l’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino della Tuscia.
Pochi anni più tardi, nel marzo del 1256, si tenne nel Convento romano di Santa Maria del Popolo, un Capitolo Generale, riconosciuto nella storia agostiniana come il Capitolo della “Grande Unione“, nel quale, con l’appoggio del Papa Alessandro IV e del cardinale protettore Annibaldi, furono incorporati nell’Ordine di Sant’Agostino altri ordini, in particolare i Giaboniti e i Guglielmiti. In questo Capitolo fu eletto Priore Generale fra Lanfranco Septala, la cui tomba si trova nella Chiesa di San Marco di Milano. L’unione fu approvata da Alessandro IV con la bolla Licet Ecclesiae Catholicae, datata il 9 aprile del 1256. Con questa bolla, gli agostiniani crebbero numericamente e si equipararono, da allora in poi, agli altri ordini mendicanti.
Gli Agostiniani mostrarono sempre un vincolo speciale con S. Agostino, il santo vescovo di Ippona, considerandosi suoi figli spirituali perché professavano la sua Regola. Però, un episodio storico, riaffermò ancor di più questo vincolo: il II° Concilio di Lione, riunito nel 1274, interpretò una norma del IV concilio Lateranense del 1215 come proibizione di fondare nuovi ordini religiosi. Questa decisione coinvolse molti ordini fondati tra un concilio e l’altro, perché soppressi o aggregati ad un ordine preesistente. La norma poteva coinvolgere anche l’Ordine di S. Agostino, però gli Agostiniani non ebbero dubbi nel riferirsi a S. Agostino come fondatore, considerandosi eredi e continuatori della vita monastica da egli fondata nel nord Africa. In questo modo, si rafforzò maggiormente il vincolo con il Santo, fino a considerarlo non solo come Padre e Maestro, ma anche l’autentico fondatore dell’Ordine. Da Sant’Agostino, come Padre e maestro, ricevettero uno stile fraterno di vita comune e un senso di comunità che condivide l’amore, si nutre del mistero trinitario presente nella Chiesa e si colloca al servizio del mondo con l’amicizia e la solidarietà.
“Il motivo essenziale per cui vi siete insieme riuniti è che viviate unanimi nella casa e abbiate una sola anima e un sol cuore protesi verso Dio. Non dite di nulla: “E’ mio”, ma tutto sia comune fra voi…”