Anche quest’anno abbiamo la gioia di celebrare la giornata missionaria agostiniana, nella seconda domenica di Avvento. Partendo dall’ultimo messaggio del Papa in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, abbiamo scelto come tema “Guai a me se non annuncio
il Vangelo” (1Cor 9,16). Un grido gioioso sia per noi consacrati che per i laici, chiamati insieme ad annunciare. La domeniCa 6 diCembre, vuole essere soprattutto un’occasione di sensibilizzazione delle nostre comunità religiose, parrocchiali, gruppi… Vorremmo
che tutti si uniscano in questa proposta di annuncio e riflessione. Anche le comunità che hanno già fatto in altro momento la raccolta per la nostra missione, desideriamo ugualmente partecipino a questo comune annuncio trovando ispirazione in alcuni testi che vi proponiamo: innanzitutto il Messaggio del Papa, e poi alcuni brani tratti dai documenti della Chiesa Ad gentes, Evangelii nuntiandi e Evangelii gaudium.
Per le comunità che non hanno ancora fatto una giornata di raccolta fondi, vi ricordiamo come sempre di sensibilizzare anche attraverso la richiesta di un contributo economico, che poi potrete versare direttamente sul conto intestato a:
[highlight]ViCariato missioni ProVinCia aGostiniana d’italia
CodiCe iban it70 Z076 0103 2000 0102 1803 604[/highlight]
Specificando la causale: “raccolta giornata missionaria agostiniana”.
Approfittiamo anche per ringraziare tutte le comunità, che l’anno scorso hanno reso possibile una buona raccolta per il mantenimento della Missione. Infatti, è bene approfittare per specificare che tutto quello che si raccoglie in questa domenica, con altre offerte volontarie che arrivano, vanno per il mantenimento dei missionari.
Continuano poi ad arrivare anche altre offerte generose per differenti iniziative: quest’anno per esempio, abbiamo raccolto molti fondi per i bambini ammalati e anche tutto il necessario per comprare un ecografo del valore di oltre trentamila dollari. Tanta generosità è segno che la Provvidenza continua, nonostante le molte nostre mancanze, a benedire. Anche questo è un chiaro segno che ci invita a guardare avanti, con fiducia!
Dal messaggio del Santo Padre Francesco per la giornata missionaria mondiale 2015
La missione è passione per Gesù Cristo e nello stesso tempo è passione per la gente. Quando sostiamo in preghiera davanti a Gesù crocifisso, riconosciamo la grandezza
del suo amore che ci dà dignità e ci sostiene; e nello stesso momento percepiamo che quell’amore che parte dal suo cuore trafitto si estende a tutto il popolo di Dio e all’umanità intera; e proprio così sentiamo anche che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato (cfr Evangelii gaudium, 268) e a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Nel comando di Gesù: “andate” sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita; e in modo speciale ai consacrati è chiesto di ascoltare la voce dello Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione, tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo.
Per vivere la testimonianza cristiana e i segni dell’amore del Padre tra i piccoli e i poveri, i consacrati sono chiamati a promuovere nel servizio della missione la presenza dei fedeli laici. Già il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava: «I laici cooperino all’opera evangelizzatrice della Chiesa, partecipando come testimoni e come vivi strumenti della sua missione salvifica» (Ad gentes, 41). È necessario che i consacrati missionari si aprano sempre più coraggiosamente nei confronti di quanti sono disposti a collaborare con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo. Sono fratelli e sorelle che desiderano condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Le case e le strutture delle missioni sono luoghi naturali per la loro accoglienza e il loro sostegno umano, spirituale ed apostolico.
Cari fratelli e sorelle, la passione del missionario è il Vangelo. San Paolo poteva affermare:
«Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). Il Vangelo è sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni uomo. La Chiesa è consapevole di questo dono, pertanto non si stanca di annunciare incessantemente a tutti «quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi» (1 Gv 1,1). La missione dei servitori della Parola – vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – è quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo.
Ad Gentes, 41
I laici cooperano all’opera evangelizzatrice della Chiesa partecipando insieme come testimoni e come vivi strumenti alla sua missione salvifica soprattutto quando, chiamati da Dio, vengono destinati dai vescovi a quest’opera.
Nelle terre già cristiane i laici cooperano all’opera evangelizzatrice sviluppando in se stessi e negli altri la conoscenza e l’amore per le missioni, suscitando delle vocazioni nella propria famiglia, nelle associazioni cattoliche e nelle scuole, offrendo sussidi di qualsiasi specie, affinché il dono della fede, che han ricevuto gratuitamente, possa essere comunicato anche ad altri.
Nelle terre di missione invece, i laici, sia forestieri che autoctoni, devono insegnare nelle scuole, avere la gestione delle faccende temporali, collaborare alla attività parrocchiale e diocesana, stabilire e promuovere l’apostolato laicale nelle sue varie forme, affinché i fedeli delle giovani Chiese possano svolgere quanto prima la propria parte nella vita della Chiesa.
I laici infine devono offrire volentieri la loro collaborazione in campo economico- sociale ai popoli in via di sviluppo. Tale collaborazione è tanto più degna di lode quanto più direttamente riguarda la fondazione di istituti connessi con le strutture fondamentali della vita sociale, o destinati alla formazione di coloro che hanno responsabilità politiche. Meritano una lode speciale quei laici che nelle università o negli istituti scientifici promuovono con le loro ricerche di carattere storico o scientifico religioso la conoscenza dei popoli e delle religioni, aiutando così i messaggeri del Vangelo e preparando il dialogo con i non cristiani.
Collaborino poi fraternamente con gli altri cristiani, con i non cristiani, specialmente con i membri delle associazioni internazionali, proponendosi costantemente come obiettivo che « la costruzione della città terrena sia fondata sul Signore ed a lui sia sempre diretta ».
Naturalmente per assolvere tutti questi compiti i laici han bisogno di un’indispensabile preparazione tecnica e spirituale, da impartire in istituti specializzati, affinché la loro vita costituisca tra i non cristiani una testimonianza a Cristo, secondo l’espressione dell’Apostolo: « Non date scandalo né ai Giudei né ai Gentili, né alla Chiesa di Dio, così come anch’io mi sforzo di piacere a tutti in ogni cosa, non cercando il mio vantaggio, ma quello del più gran numero, perché siano salvi» (1 Cor 10,32-33).
Evangelii nuntiandi, 60
La constatazione che la Chiesa è inviata e destinata all’evangelizzazione, dovrebbe suscitare in noi due convinzioni. La prima: evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell’ordine della grazia, all’attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa. Ciò presuppone che egli agisca non per una missione arrogatasi, né in forza di un’ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa. Come conseguenza, la seconda convinzione: se ciascuno evangelizza in nome della Chiesa, la quale a sua volta lo fa in virtù di un mandato del Signore, nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice, con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualistiche, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori. La Chiesa, l’abbiamo già rilevato, è tutta intera evangelizzatrice. Ciò significa che, per il mondo nel suo insieme e per ogni singola parte del mondo ove si trovi, la Chiesa si sente responsabile del compito di diffondere il Vangelo.
Evangelii gaudium, 48-49
Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra
un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo», [52] e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli.
Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).
Io ti auguro
di non stare mai in testa e neppure in coda
ma che tu possa stare sempre in mezzo al popolo, come Gesù.
«Gesù, allora si sedette in mezzo ai dottori, aprì la bocca e disse….».
Si sedette in mezzo;
Gesù che si siede in mezzo.
Anche per te: siediti in mezzo alla gente, senti il sapore e il profumo del popolo, inebriati di questo grande ideale
di annunciare Gesù Cristo.
È splendido: dà significato alla tua vita.
(cfr tonino bello, ai sacerdoti).