Sabato 26 ottobre, a Borgo a Buggiano sono continuati gli incontri della nascente Fraternità Laicale Agostiniana. Oltre a fedeli della Parrocchia di Borgo, erano presenti alcuni laici di Prato e Firenze. Il tema di questo incontro verteva sulla dimensione missionaria nella spiritualità agostiniana, inserendoci al periodo che stiamo vivendo con il mese missionario di ottobre, la preparazione alla Giornata Missionaria Agostiniana dell’8 dicembre e pensando anche alle prossime missioni popolari di Spezzano Albanese e di S. Rita di Roma Torbellamonaca, dove un altro gruppo di laici stanno facendo un percorso per crescere come Fraternità Laicale Agostiniana.
A Borgo a Buggiano l’incontro è stato guidato da Padre Giuseppe Pagano, che ha prima di tutto presentato il cammino che la Provincia Agostiniana Italiana sta facendo, in relazione sia alla Missione in Apurimac del Perù e sia la riflessione sull’evangelizzazione in Italia, attraverso anche la preparazione di alcune Missioni Popolari: due già citate sopra, ma sono previste anche a Milano, Ostia Antica e Benevento.
Nel documento dell’Ordine Agostiniano “Camminando con Sant’Agostino”, per le Fraternità Agostiniane Secolari, nella pagina 58 (n. 64), viene detto: Quell’attenzione che Agostino ha avuto per la dimensione mistica e dell’interiorità, sfocia nell’azione evangelizzatrice, d’accordo con i doni ricevuti dallo Spirito Santo: Non siate sapienti ai vostri occhi. Accogli lo Spirito: dev’essere in te una sorgente, non una borsa; una ricchezza da cui si possa prendere per farne dono, non per tenerla rinchiusa (Discorso 101, 6).
La carità, quindi, è centro vitale, teorico e pratico, della spiritualità cristiana e, di conseguenza, della spiritualità agostiniana, ha la sua traduzione nella giustizia e nella solidarietà. Quindi, la carità va unita ad una forma nuova di guardare la realtà e l’impegno nella sua trasformazione partendo dal piano di Dio. Dice sempre S. Agostino: Per altro “sono molto buoni i precetti”, se ne usiamo legalmente. Il fatto stesso di credere con fede fermissima che “Dio, giusto e buono, non poteva comandarci l’impossibile” ci fa capire e che cosa dobbiamo fare nelle situazioni facili e che cosa dobbiamo domandare nelle situazioni difficili. Tutte le situazioni diventano facili alla carità. Solo alla carità è leggero il carico del Cristo, meglio la carità stessa è l’unico carico ed è un carico leggero…. La parola di Dio dice: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; e: Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge, e: Pieno compimento della legge è l’amore. Nel medesimo ordine d’idee è stato detto pure: Se camminassero per vie buone, troverebbero piani i sentieri della giustizia. Perché allora si legge: Per le parole delle tue labbra ho seguito vie dure se non perché è vera l’una e l’altra verità? Sono vie dure per il timore e sono vie piane per l’amore! (Natura e grazia, 69,83)
Essere Chiesa, sentire con la Chiesa, servire la Chiesa è una nota basica della spiritualità agostiniana. Agostino nell’opera i monaci e il lavoro (29,37) afferma: Siamo al servizio della Chiesa del Signore e segnatamente delle sue membra più fragili, quale che sia il nostro valore di membro rispetto all’intero corpo.
Dobbiamo però anche ricordare che la Chiesa universale si rende presente nella Chiesa particolare o diocesi. E se l’annuncio del Vangelo e l’Eucarestia sono i due pilastri su cui si edifica la Chiesa particolare, ciò vuol dire partecipare alle sue azioni evangelizzatrici e rifuggire dal focalizzarsi più su interessi individuali o di gruppo che sui bisogni della madre Chiesa.
Vi esortiamo quindi nel Signore, o fratelli, che pratichiate l’ideale religioso abbracciato e perseveriate fino alla fine; se la Chiesa richiederà i vostri servigi, non assumeteli per brama di salire in alto né rifiutateli spinti dal dolce far nulla, ma ubbidite con mitezza di cuore a Dio sottomettendovi con mansuetudine a Colui che vi dirige, che guida i miti nella giustizia e ammaestra i docili nelle sue vie. Non vogliate neppure anteporre la vostra pace alle necessità della Chiesa; se nessuno tra i buoni volesse prestarle l’opera nel generare nuovi figli, nemmeno voi avreste trovato il modo di nascere alla vita spirituale. Orbene, come si deve camminare tra il fuoco e l’acqua senza bruciare né annegare, così dobbiamo regolare la nostra condotta tra il vertice della superbia e la voragine della pigrizia, senza deviare – come dice la Scrittura – né a destra né a sinistra. Vi sono infatti di quelli che, mentre temono eccessivamente d’essere per così dire trascinati a destra e d’insuperbirsi, vanno a cadere nella sinistra affondandovi. Ci sono d’altronde di quelli che, mentre si allontanano eccessivamente dalla sinistra per non lasciarsi inghiottire dallo snervante torpore dell’ozio, dall’altra parte si lasciano corrompere e divorare dall’orgoglio e dalla vanità fino a dileguarsi in fumo e faville. Amate dunque, carissimi, la vostra pace, in modo da reprimere ogni piacere terreno e ricordatevi che non v’è luogo ove non possa tendere i suoi lacci colui il quale teme che riprendiamo lo slancio verso Dio, e che noi, dopo essere stati suoi schiavi, giudichiamo il nemico di tutti i buoni (Lettera 48,2-3).
Una fraternità agostiniana, non va mai intesa come alternativa alla Chiesa locale, ma come una cellula viva di servizio, un fermento rinnovatore, una presenza pubblica della Chiesa stessa.
S. Agostino commentando il Salmo 44, afferma: Siamo cristiani, non petrini. Detto in altre parole, siamo anzitutto cristiani, non agostiniani. Dio ci chiama come uomini e donne in un mondo storico determinato, perché ci integriamo comunitariamente nella Chiesa e per realizzare una missione che è proprio quella dell’evangelizzazione.
Nella Evangelii Nuntiandi, un documento del 1975 di Paolo VI, e giudicato da Papa Francesco “il documento pastorale più grande che sia stato scritto fino ad oggi”, così è scritto: Nata, conseguentemente, dalla missione di Gesù Cristo, la Chiesa è, a sua volta, inviata da Lui. La Chiesa resta nel mondo fino a quando il Signore della gloria torni dal Padre. Rimane come segno, opaco e luminoso al tempo stesso, di una nuova presenza di Gesù Cristo, della sua partenza e della sua permanenza. Essa lo prolunga e continua. Comunque, è innanzitutto la sua missione e la sua condizione quella di evangelizzare ciò che essa è chiamata a continuare. Perché la comunità dei cristiani non è mai chiusa in se stessa (EN, 14).
Se la Fraternità Agostiniana è una cellula della Chiesa, dev’essere necessariamente missionaria. Sempre nell’EN al n. 14, si dice: Evangelizzare costituisce infatti la felicità e la vocazione proprie della chiesa, la sua più profonda identità. La comunità che si chiude su se stessa, oltre ad avvicinarsi progressivamente alla morte, non è cristiana.
Una Fraternità Agostiniana (sia religiosa che laica) sempre si apre all’orizzonte della missione. Muoversi su questa dimensione ecclesiale, costituisce tutto un comandamento agostiniano: Non possiamo non parlare di ciò che abbiamo udito; non possiamo non evangelizzare Cristo Signore. Ciascuno lo annunzi dovunque gli è possibile, e così è martire. Capita però, a volte, a certi che non debbano subire persecuzioni ma solo una qualche derisione: eppure si spaventano. Un tale, ad esempio, si trova a pranzo in mezzo a pagani, ed eccolo arrossire perché lo chiamano cristiano. Se ha timore d’un commensale, come potrà tenere incalcolate le minacce d’un persecutore? Suvvia dunque! Parlate di Cristo dovunque potete, con chiunque potete, in tutte le maniere che potete. Quello che si esige da voi è la fede, non l’abilità nel parlare. Parli la fede che vi nasce dal cuore, e sarà Cristo a parlare. Se infatti è in voi la fede, abita in voi Cristo. Avete udito il Salmo: Ho creduto e perciò ho anche parlato. Non poteva aver fede e, insieme, restarsene muto. Chi non dona è ingrato verso colui che l’ha colmato di doni. Ciascuno pertanto deve comunicare le cose di cui è stato riempito. (Disc. 260/E, 2).
Nel suo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale del 20 ottobre scorso, Papa Francesco così ha affermato: L’annuncio del Vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo ed è un impegno costante che anima tutta la vita della Chiesa… Tutti siamo invitati sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo.
Poniamoci però una domanda: Che cosa motiva oggi la missione?
Può aiutarci a rispondere a questa domanda San Paolo (2Cor 5,14): CARITAS CHRISTI URGET NOS!
E’ la carità di Cristo che ci spinge. E’ l’amore che muove e può muovere le nostre mani.
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