P. Michael Di Gregorio, assistente generale e preside del capitolo
Discorso programmatico iniziale al Capitolo Generale
29 agosto 2013
Carissimi Fratelli,
desidero aggiungere alle parole di saluto già espresse ieri e oggi, il mio personale e caloroso benvenuto ad ognuno di voi, che siete arrivati qui a Roma per questo Capitolo, che come le nostre Costituzioni ci ricordano, è il “principale evento della vita dell’Ordine” (Cost. 408). Come Preside pro tempore di questa assemblea, per me è un grande privilegio rivolgermi ai superiori del nostro Ordine e ai rappresentanti dei frati di tutto il mondo.
1. Siamo qui riuniti per celebrare il 184° Capitolo Generale, come già i nostri confratelli hanno fatto periodicamente per più di 750 anni della nostra storia. Siamo quasi 90 capitolari e siamo venuti da 32 diverse nazioni, rappresentanti di 50 circoscrizioni e 2.663 frati, per discutere lo stato dell’Ordine, parlare di diversi argomenti e affrontare nuove sfide, deliberare il nostro futuro e scegliere il nuovo governo per i prossimi sei anni. Le sfide che ci aspettano sono molte e di una certa serietà e il lavoro che noi faremo in queste prossime settimane avrà delle conseguenze (qualcuna di queste forse di vasta portata) per la nostra vita, per i confratelli e consorelle, come anche per la gente che siamo chiamati a servire attraverso il nostro ministero nella Chiesa. Abbiamo condiviso questo anno della Fede proclamato da Papa Benedetto, e come uomini di fede, coscienti che ciò che ci unisce e che guiderà le nostre discussioni e decisioni in questo Capitolo, sono i valori e i principi della nostra fede come viene espressa nel Vangelo che guida le nostre vite, così come anche la spiritualità agostiniana ed il carisma che ci offrono un modello.
Ieri abbiamo avuto la gioia di avere come primo atto capitolare quello di celebrare la nostra fede all’altare del Signore, con la Solenne Festa del nostro Santo Padre, con la generosa guida di Papa Francesco e con la guida dello Spirito Santo che abbiamo invocato questa mattina e lo Spirito Santo continuerà a guidarci ancora in questi giorni, nella consapevolezza e nell’umile richiesta che noi desideriamo veramente che tutto sia una opera di Dio.
2. Il grande privilegio che ieri abbiamo sperimentato nell’avere Papa Francesco nel presiedere la nostra celebrazione è un chiaro e forte segno che quello che siamo chiamati a fare in queste settimane non è un’attività che realizziamo a porte chiuse, pensando solo a ciò che riguarda la vita interna dell’Ordine. Questo Capitolo, come tutti i Capitoli Generali di tutta la nostra storia, ha un contesto all’interno della Chiesa e della società del XXI° Secolo. L’Ordine non vive solo in funzione di se stesso, in modo isolato, ma all’interno della Chiesa e al servizio della Chiesa e per il bene dell’umanità: proclamare il Vangelo che noi abbiamo ricevuto da Gesù, a partire dalla testimonianza della nostra vita fraterna e dalle molte opere delle nostre circoscrizioni e loro membri.
3. La Chiesa oggi ci presenta molte e grandi sfide: tra queste, la crisi di fede in molte persone, con la conseguente alienazione di milioni di persone dalla pratica della fede di cui si sono alimentate nella loro vita; scandali hanno coinvolto religiosi e sacerdoti e anche laici; un rifiuto di molti valori morali tradizionali; e la diffusa secolarizzazione di molti aspetti che una volta venivano considerati sacri. Ci sono anche sfide e difficoltà all’interno della società civile in molte delle nazioni dove viviamo e portiamo avanti il nostro ministero: la crisi economica; un aperto conflitto tra nazioni e popoli; molteplici forme di ingiustizia sociale; la costante minaccia del terrorismo; la continua minaccia del disastro ecologico; giusto per fare qualche esempio. Il nostro Ordine è toccato in qualche modo da ognuna di queste sfide. Sicuramente, nei nostri diversi ministeri, ci confrontiamo con queste situazioni e in molti luoghi direttamente cerchiamo di aiutare la gente che ne viene colpita. Le nostre Costituzioni richiamano la nostra attenzione sul fatto che il nostro lavoro in questo Capitolo è “per il bene comune e per la crescita dell’Ordine” (non solo) “che la vita spirituale dei frati può essere rinnovata”, (ma anche che) “il nostro apostolato (deve essere) rispondente alle necessità della Chiesa e alle esigenze dei tempi” (Cost. 434).
Questo stesso contesto della Chiesa e della società nella quale noi viviamo, tuttavia, è anche pieno di aspetti positivi e tra questi basti pensare alla testimonianza dei singoli e agli eventi presenti nella Chiesa e nell’Ordine che sono pieni di significato e di ispirazione e che sollecitano la nostra attenzione e la nostra riflessione. Queste persone e questi eventi possono essere di grande incoraggiamento e offrirci delle motivazioni nelle nostre delibere, discussioni e decisioni. E vorrei sottolinearne tre.
4.Il 10 febbrario scorso, P. Theodore Tack, come sappiamo, è morto a Tulsa, Oklahoma. P. Tack è stato eletto come 93° Priore Generale dell’Ordine nel 1971, appena tre anni dopo il Capitolo speciale di Villanova del 1968, che ha avuto come principale obiettivo quello di rivedere le Costituzioni dell’Ordine, seguendo il Concilio Vaticano II. I dodici anni in cui P. Tack è stato in carica come Generale, e che si sono conclusi 30 anni fa, nel 1983, sono stati dedicati largamente alla crescita dei membri dell’Ordine per avere una chiara coscienza e apprezzamento profondo delle Costituzioni e ancor di più della spiritualità e identità Agostiniana nel loro fondamento. Per questo scopo, P. Tack ha viaggiato nel mondo agostiniano come nessun altro Priore Generale avesse fatto prima. Il suo modo di fare è stato gentile e sincero, con un grande entusiasmo; il messaggio che dava con la sua vita era allo stesso tempo provocatorio e profetico (per qualcuno di noi ci sono voluti molti anni per apprezzare il suo modo audace di pensare che “la comunità in se stessa… è certamente il nostro primo apostolato”). Mi piacerebbe descrivere l’eredità di P. Tack all’Ordine come uno che ha amato e servito in modo diligente e con uno spirito di gratitudine e riverenza per il dono particolare che il carisma Agostiniano offre alla Chiesa.
Il giorno dopo che P. Tack morì, l’11 febbraio, la Chiesa ed il mondo ricevettero la sorprendente notizia che Papa Benedetto XVI comunicò con le sue stesse parole, della rinuncia al ministero di Vescovo di Roma. L’auto consapevolezza, unita alla sensibilità della realtà delle sue forze e le necessità della Chiesa, vissuta con un atteggiamento di profonda e costante preghiera, lo hanno portato alla difficile conclusione che c’era la necessità di un cambiamento. Nei giorni e settimane che seguirono, diverse opinioni ed interpretazioni sulle parole del papa sono state fatte. Tra queste c’era l’opinione diffusa, offerta da critici ed anche sostenitori, che la decisione di Papa Benedetto, è stata un atto di grande coraggio, presa non per qualche ragione personale ma il bene della Chiesa.
Circa un mese dopo, il 13 marzo, Jorge Mario Bergoglio, è stato eletto per succedere a Papa Benedetto, come 266° Vescovo di Roma. Fin dal primo momento del suo papato, quando egli apparve al balcone della Basilica di S. Pietro, ci ha subito offerto la sensazione che il suo stile di guida che avrebbe dato alla Chiesa sarebbe stato unico e molto personale. Dall’annunzio della scelta del nome, alla sua richiesta di preghiera silenziosa alla folla che era presente per ascoltarlo nella Piazza S. Pietro e attraverso le TV di tutto il mondo, l’immagine del suo capo chino, rendeva tutto molto chiaro. Semplicità ed umiltà erano le parole più diffuse nella bocca di coloro che da allora in poi descrivevano Papa Francesco nei primi mesi del suo Ministero Petrino.
Gratitudine, riverenza ed entusiasmo per il carisma agostiniano; coraggio nel decidere una via per un bene più grande; semplicità ed umiltà nell’esercizio di guida: questi, miei cari fratelli, sono tre temi che gli eventi dei primi mesi di questo anno 2013 ci suggeriscono. Sono immagini ed impressioni offerte, forse inconsciamente, da tre uomini di fede, che sono stati scelti per essere al servizio delle comunità affidate alla loro cura. Questi sono i valori e comportamenti, scelte di vita che noi dobbiamo tenere presenti nelle nostre menti, nei nostri cuori, nelle nostre conversazioni, durante tutto questo tempo che staremo insieme.
5.Lo scorso Capitolo Generale Ordinario del 2007, al quale alcuni di noi abbiamo partecipato, ha dichiarato che “come risultato di una seria riflessione su questo argomento nelle ultime decadi, l’Ordine è arrivato ad un consenso circa l’identità Agostiniana…” (Documento del Capitolo Generale Ordinario 2007, 1.2). Le nostre Costituzioni, approvate nello stesso Capitolo, hanno definito e descritto l’identità, e nei suoi diversi numeri, hanno offerto ai membri dell’Ordine una struttura e delle norme per vivere questa identità. Questo è quello che siamo chiamati a fare qui, attraverso le decisioni che prenderemo, così come dovranno fare quelli dopo di noi, di assicurare che ci conformiamo fedelmente ed autenticamente all’immagine che abbiamo pensato per noi stessi, e alla spiritualità che noi professiamo. Questa è sempre stata la sfida nei nostri Capitoli prima di noi e nella realtà vissuta nella nostra vita quotidiana: fare delle scelte che ci renderanno capaci di divenire sempre più quello che diciamo di essere; rendere concreti gli ideali a cui aspiriamo; dar credito a quello che fin dalla nostra professione abbiamo scelto, con le conseguenze pratiche che dobbiamo far fiorire necessariamente delle decisioni che aprano ad ideali di alto e grande livello e che spesso costano molto e sono sconvenienti e qualche volta impopolari. Siamo stati chiamati a partecipare a questo Capitolo per aprire la strada, con coraggioso e umile esercizio di guida, con amore ed entusiasmo per il nostro carisma e per un maggiore bene comune dell’Ordine.
6.Uno dei principali argomenti di queste settimane sarà quello dell’Unità dell’Ordine con le sue molte implicazioni, come è stato espresso dal Documento del Capitolo che è stato proposto e che noi prenderemo in considerazione. L’argomento dell’Unità è, nell’idioma popolare degli Stati Uniti, e come universalmente viene accettato come “maternità e torta di mele”, cioè, ognuno parla splendidamente di questo tema, almeno in astratto. Ma noi non viviamo in astratto. Viviamo nella complessa realtà di ogni giorno dove differenze, varietà, indipendenza, autonomia, scelte personali ed individualismo regnano come valori apprezzati. A ciò si possono riferire i tre aspetti principali a cui ho fatto riferimento prima –riverenza ed entusiasmo per il carisma Agostiniano, unito con sufficiente coraggio a scelte fatte con saggezza, ed un umile esercizio di guida, noi siamo qui chiamati ad effettuare più strettamente i legami tra l’ideale e la realtà per un bene maggiore dell’Ordine e della Chiesa! Come possiamo essere in grado di fare grandi decisioni, anche se scomode ed esigenti, per raggiungere il bene comune delle nostre circoscrizioni e dell’Ordine intero, come anche per le necessità della Chiesa in conformità con il nostro particolare carisma!
7.Molte opportunità sono davanti a noi in questo Capitolo da portare avanti con fede e coraggio, per amore dell’Ordine e della Chiesa, per amore di Gesù nel quale noi viviamo e ci muoviamo per vivere, e con uno spirito di semplicità ed umiltà. Durante questi lavori prenderemo in considerazione le risposte alle proposte del Documento del Capitolo che sono arrivate al Consiglio Generale dai diversi frati e comunità dal tempo del Capitolo Intermedio 2010. Qualcuna di queste sono di notevole importanza, e non possiamo ignorarle ad eccezione che vadano a scapito dell’Ordine e della Chiesa. Vorrei citarne due tra le molte, non solo per la loro urgente necessità ma perché sono temi che sono stati ripetuti nei recenti Capitoli Generali, però possono non essere stati ancora adeguatamente recepiti ovunque:
Il primo tema concerne l’area della promozione vocazionale e formazione, e dobbiamo chiederci se come Ordine, nel quale portiamo la responsabilità reciproca, sia verso Dio che verso la Chiesa, siamo soddisfatti e se esiste davvero un forte e ben convinto approccio alla promozione vocazionale tra i nostri membri. Invitiamo i nostri giovani a seguire la nostra vita facendo una domanda chiara e continua? La promozione alla vita agostiniana tra i giovani è una priorità che è considerata tra le nostre e molte attività ed è dimostrabile nella dedizione dei frati e nelle risorse materiali?
In riferimento a questo tema troviamo anche quello della selezione e preparazione dei formatori. Il Capitolo Generale del 2007 richiese che il Consiglio Generale preparasse un corso per formatori, che è stato presentato via internet per un periodo di circa 12 mesi e si è concluso con una settimana organizzata a Cascia. Un considerevole numero di formatori ha partecipato, molti di loro erano abbastanza giovani e senza esperienza e qualcuno, consapevole dei propri limiti, ha fatto un fervoroso appello per un ulteriore corso. Siamo pronti a fare di più in equipe per quelli a cui chiediamo di fare l’importante e difficile lavoro di accompagnamento dei nostri candidati e giovani frati che sono in formazione con le risorse di cui essi necessitano e meritano? Abbiamo la volontà di appoggiare una maggiore collaborazione inter-circoscrizionale per l’arricchimento dei nostri programmi formativi ed a vantaggio dei nostri formatori e per la formazione degli studenti ad ogni livello? In queste tre aree di promozione vocazionale, preparazione dei formatori e collaborazione nei programmi formativi, abbiamo la nostra speranza come Ordine per il futuro.
Il secondo argomento si riferisce alla realtà di grande sfida che viene richiesta perché le nostre comunità siano sempre più sane e siano delle comunità religiose che attraggono, così da garantire un esperienza valida di vita comune agostiniana, e più specificamente dove gli impegni ministeriali sono più forti delle necessità dei nostri frati, e quindi prevalenti. Questa è una questione che ha avuto grandi implicazioni per la nostra capacità di attrarre nuovi membri e quindi di guardare al futuro con delle aspettative realistiche, ed ha portato alle immediate conseguenze per il benessere e l’efficacia dei nostri attuali membri. Accanto a questo problema, naturalmente, c’è quello della sostenibilità delle comunità e degli apostolati per la diminuzione di membri in molte circoscrizioni. Qui, forse, l’impegno dei superiori è molto più sentito! Ma è anche il punto dove il ruolo profetico dei superiori è più necessario. Recentemente, il Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, parlando ai membri dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali della vita Religiosa Femminile, qui a Roma, ha suggerito che quando c’è una questione di scegliere, perché c’è una diminuzione del numero dei religiosi, tra la vita del carisma dell’istituto religioso e il lavoro da fare per l’istituto, “noi dobbiamo scegliere il carisma e lasciar perdere il lavoro” (Cardinal João Braz de Aviz, Maggio 2013) perché altrimenti il carisma sparisce. Quando, come nel nostro caso, è di notevole importanza per il carisma dell’Ordine la “vita comune” (Cost. 6), la molteplicità di comunità di due o anche tre frati devono fare un serio discernimento.
8. Fratelli, noi stiamo vivendo in un momento storico della Chiesa, nel quale un popolare ed importante tema e stimolo per molti nella Chiesa è il “Tema dell’Evangelizzazione”. Lo stesso termine, sappiamo, è molto dibattuto. Comprende diversi significati ed evoca opinioni tra loro divergenti. Ma questo ci può aiutare a suggerire a noi Agostiniani, come succede ad altri con i quali noi condividiamo una storia comune, le nostre origini come comunità religiosa. Questo era, in gran parte, il lavoro di evangelizzazione per cui l’Ordine è venuto all’esistenza e partecipare così al sorgere del Movimento Mendicante. L’Evangelizzazione è stato l’aspetto nel quale le comunità religiose hanno radunato le forze per proclamare il Vangelo in modo nuovo, per incontrare nuove necessità sociali e religiose. L’energia e l’entusiasmo con le quali i nostri primi confratelli si sono impegnati in questa iniziativa è stato altamente contagioso. Ha catturato l’immaginazione e i cuori di molta gente con il risultato non solo di un grande lavoro di diffusione del Vangelo, ma di un grande numero di vocazioni alla vita religiosa. Abbiamo bisogno di chiederci come ci troviamo nelle nostre comunità locali, nelle nostre circoscrizioni, e nell’intero Ordine, impegnato nella Nuova Evangelizzazione oggi. Questo sforzo da parte della Chiesa universale, non può essere anche per noi oggi un invito ed una opportunità per riscoprire ai nostri giorni, nella vita delle nostre comunità, e nei nostri ministeri, un nuovo incentivo e un significato di vero rinnovamento? Possiamo noi trovare il coraggio di ammettere che qualche modo di operare oggi, sia nelle strutture che nel lavoro, non è più adatto alla gente di oggi, e con la fede e la convinzione dimostrate dai nostri primi confratelli secoli fa, che hanno lasciato i loro luoghi familiari, i loro eremi per compromettersi in un grande lavoro di revitalizzazione della Chiesa nei paesi e nelle città non ci ispirino in qualche modo anche oggi!
9. Qualcosa di molto positivo sta succedendo nella Chiesa attualmente, miei cari fratelli. Al di là delle grandi sfide che lei affronta in molte aree, è sentito da molti e particolarmente tra molti giovani, uno spirito di entusiasmo e di vitalità nel vissuto del Vangelo e proclamato nel mondo. Testimoni sono il numero di novizi, seminaristi, religiosi nella formazione iniziale, e giovani che sono coinvolti nel discernimento, che si sono riuniti qui a Roma, nello scorso luglio, provenienti da molti paesi per celebrare l’Anno della Fede. Una testimonianza sono i più di 600 giovani coloro che hanno partecipato all’Incontro Giovanile Agostiniano di San Paolo e milioni sono andati a Rio de Janeiro per la Giornata Mondiale della Gioventù alcune settimane fa. Un’altra testimonianza sono i giovani frati candidati che nelle nostre circoscrizioni, generosamente, e senza farsi attrarre da altre alternative del mondo, continuano ad optare per una radicale sequela di Cristo, insieme a noi, nel servizio alla Chiesa.
10. Inoltriamoci ora nel lavoro di questo Capitolo, grati per la nostra personale vocazione e per la vocazione dei nostri fratelli, così che molti di quelli che giorno dopo giorno si accostano a questa vita che noi abbiamo professato, e che in modo energico predichiamo il Vangelo con la parola e l’azione. Intraprendiamo questo impegno con uno spirito di riverenza e di ringraziamento per il bene che il nostro Ordine ha fatto e continua a fare. Preghiamo per il coraggio di fare scelte che ci renderanno capaci di diventare sempre più di quello che diciamo di essere; rendere concreti gli ideali ai quali aspiriamo; dare credito a ciò che per la professione abbiamo liberamente scelto e ancora con orgoglio portiamo avanti.
michael di gregorio, osa
vicario generale
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