Pubblichiamo il testo integrale della Conferenza tenuta da Padre Marco di Benedetto OSA in occasione dell’incontro dei Laici Agostiniani del Nord Italia del 9 novembre scorso.
Pavia – Convento Padri Agostiniani
9 novembre 2014
INCONTRO LAICI AGOSTINIANI NORD ITALIA
Unità e diversità dei carismi nella Chiesa
– Partiamo da quelle cose che tante volte diamo per scontate, siamo abituati, e così non ci stupiamo più e inoltre non riusciamo più a comprendere chi ci sta vicino.
Quindi partiamo dall’inizio: dal titolo… del volantino.
TITOLO: individua l’argomento, vuole dimostrare qualcosa, quindi motiva ciò che siamo qui a fare.
INCONTRO LAICI AGOSTINIANI NORD ITALIA
INCONTRO: indica direzione del movimento, e più in particolare movimento in direzione di persone che siano rivolte verso qualcuno o qualcosa.
LAICI – LAICO: che appartiene al popolo o vive tra il popolo secolare.
Nella Chiesa cattolica, ogni persona battezzata che non ha alcun grado nella gerarchia ecclesiastica (contrapp. a chierico): associazione, confraternita di laici. Religioso non sacerdote (detto anche frate).
Il problema però e distinguere tra laicità e laicismo.
Ci aiuta un santo: san Giovanni Paolo II
Si sta diffondendo una mentalità ispirata dal laicismo, ideologia che porta gradualmente, in modo più o meno consapevole, al disprezzo della religione, arrivando a dire che la fede fa parte solo della sfera privata e non va espressa pubblicamente.
Abbiamo, così, un laicismo che si identifica in pratica con l’ateismo, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, insorge violentemente ogni qual volta la Chiesa esercita il suo dovere di ammonire la società e la politica su ciò che per essa è bene o male.
Secondo questo laicismo, l’uomo deve essere totalmente sganciato da un qualsiasi rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di moralità. Si tenta di frantumare l’unità di vita del cristiano, nel quale è assurdo voler dividere la vita privata da quella pubblica. Gli si consente di accettare una dottrina di pensiero ma di non metterla in pratica.
Oggi, le nuove generazioni stanno crescendo influenzate dall’indifferenza religiosa, dall’ignoranza della tradizione cristiana con il suo ricco patrimonio spirituale, essendo così esposte alla tentazione del “tutto è permesso”. In realtà, spesso si ha paura della verità perché non la si conosce. La verità così come Cristo l’ha rivelata è garanzia per la persona umana di autentica e piena libertà.
I cattolici sono perciò invitati a impegnarsi per rendere viva e dinamica la società civile, con la promozione della famiglia, del volontariato e così via. Alcuni poi sono chiamati a uno speciale servizio alla comunità civile, assumendo direttamente ruoli istituzionali in campo politico. Per il cristiano la politica è il prolungamento della logica della testimonianza. Politica vuol dire ricerca del bene comune di una comunità, elaborare sistemi di pensiero volti alla crescita e al progresso. Come può nel suo vivere un cristiano ignorare di essere cristiano, cioè di Cristo?
Come può il cristiano escludere l’insegnamento di Colui che è “Via, Verità e Vita”?
Come può la Chiesa tacere su quei progetti e leggi che contrastano in modo evidente con la parola di Dio?
Tutt’altro discorso è la laicità. Laicità vuol dire per lo Stato porsi in una posizione d’imparzialità, ma non d’indifferenza, nei confronti delle varie confessioni religiose. In uno stato laico, chiunque può abbracciare o meno un credo religioso, avendo poi la libertà di testimoniarlo in tutti i settori della società stessa, senza nulla imporre. E’ questa laicità che la Chiesa desidera e che il credente ha il dovere di salvaguardare e applicare.
La laicità porta al dialogo; il laicismo porta allo scontro.
AGOSTINIANI: in relazione, in contatto, hanno un legame con la spiritualità di Sant’Agostino e con l’O.S.A.
NORD – ITALIA: siamo qui, in questo momento il Signore ci ha piantati qui, ed è importante non perdere di vista la parte della terra dove appoggiamo i piedi. Dio sceglie un popolo e una terra. Gesù nasce in un villaggio.
Come cristiani, persone che appartengono a Cristo, oggi ci siamo messi in movimento per stare insieme, in questo luogo del nord-Italia, in questo convento dove vivono i frati agostiniani che si prendono cura della Basilica nella quale è custodita l’urna contenente i resti del corpo di Sant’Agostino.
Il tema che abbiamo scelto di trattare è:
UNITÀ E DIVERSITÀ DEI CARISMI NELLA CHIESA
UNITÀ: il fatto, la condizione e la caratteristica di essere uno. Il fatto e la caratteristica di costituire un insieme che, pur formato da più elementi risulta tuttavia omogeneo e solidale.
DIVERSITÀ: non è uguale. Non ha significato negativo. Non è su una scala di valore + o – . Ha più il senso di unicità.
CARISMA:
PAPA FRANCESCO (Udienza del 1 ottobre 2014)
¿ Che cos’è esattamente un carisma?
¿ Come possiamo riconoscerlo e accoglierlo?
E soprattutto: il fatto che nella Chiesa ci sia una diversità e una molteplicità di carismi, ¿ va visto in senso positivo, come una cosa bella, oppure come un problema?
Nel linguaggio comune, quando si parla di “carisma”, si intende spesso un talento, un’abilità naturale. Si dice: “Questa persona ha uno speciale carisma per insegnare. E’ un talento che ha”. Così, di fronte a una persona particolarmente brillante e coinvolgente, si usa dire: “È una persona carismatica”. “Che cosa significa?”. “Non so, ma è carismatica”. E diciamo così. Non sappiamo quello che diciamo, ma diciamo: “E’ carismatica”.
Nella prospettiva cristiana, però, il carisma è ben più di una qualità personale, di una predisposizione di cui si può essere dotati: il carisma è una grazia, un dono elargito da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito Santo. Ed è un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa, perché con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell’intera comunità, per il bene di tutti. Parlando in modo un po’ umano, si dice così: “Dio dà questa qualità, questo carisma a questa persona, ma non per sé, perché sia al servizio di tutta la comunità”.
Oggi prima di arrivare in piazza ho ricevuto tanti bambini disabili nell’aula Paolo VI. Ce n’erano tanti con un’Associazione che si dedica alla cura di questi bambini. Che cosa è? Quest’Associazione, queste persone, questi uomini e queste donne, hanno il carisma di curare i bambini disabili. Questo è un carisma!
Una cosa importante che va subito sottolineata è il fatto che uno non può capire da solo se ha un carisma, e quale. Tante volte noi abbiamo sentito persone che dicono: “Io ho questa qualità, io so cantare benissimo”. E nessuno ha il coraggio di dire: “È meglio che stai zitto, perché ci tormenti tutti quando canti!”. Nessuno può dire: “Io ho questo carisma”. È all’interno della comunità che sbocciano e fioriscono i doni di cui ci ricolma il Padre; ed è in seno alla comunità che si impara a riconoscerli come un segno del suo amore per tutti i suoi figli.
Ognuno di noi, allora, è bene che si domandi:
¿ C’è qualche carisma che il Signore ha fatto sorgere in me, nella grazia del suo Spirito, e che i miei fratelli, nella comunità cristiana, hanno riconosciuto e incoraggiato?
¿ Come mi comporto io riguardo a questo dono: lo vivo con generosità, mettendolo a servizio di tutti, oppure lo trascuro e finisco per dimenticarmene?
¿ O magari diventa in me motivo di orgoglio, tanto da lamentarmi sempre degli altri e da pretendere che nella comunità si faccia a modo mio?
Sono domande che noi dobbiamo porci: se c’è un carisma in me, se questo carisma è riconosciuto dalla Chiesa, se sono contento con questo carisma o ho un po’ di gelosia dei carismi degli altri, se volevo, voglio avere quel carisma. Il carisma è un dono: soltanto Dio lo dà!
La parola carisma deriva dal greco e significa grazia, dono.
Nella Sacra Scrittura carisma ha tre significati: generale – largo – stretto.
- Il primo significato è generale e per carisma si intende qualsiasi grazia, dono o favore.
- Il secondo significato è un significato largo, e allora i carismi sono intesi come grazie speciali permanenti con le quali i fedeli si rendono adatti e pronti ad assumersi varie opere o uffici, utili al rinnovamento e allo sviluppo della Chiesa. Possono essere l’ufficio di catechista, di missionario, di insegnante, di persona che si dedica alla cura dei malati, ecc…
In questo senso ne parla S. Pietro (1 Pt 4,10-11):
“Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta (carisma), mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla lo faccia con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio”.
[la fede non può essere un fatto privato]San Paolo scrivendo agli abitanti di Efeso (Ef 4,11):
“È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri per rendere idonei i fratelli a compiere un ministero (servizio), al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo”.
- Il terzo significato è un significato stretto e per carisma si intende un dono straordinario, dato in maniera transeunte (che passa), e designa in genere “azioni prodigiose” che lo Spirito Santo concede di compiere per l’utilità comune.
- Paolo scrivendo agli abitanti di Corinto ne elenca nove (1 Cor 12,7-11):
- a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza;
- a un altro, invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza;
- a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito;
- a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito;
- a uno il potere dei miracoli;
- a un altro il dono della profezia;
- a un altro il dono di distinguere gli spiriti;
- a un altro le varietà delle lingue;
- a un altro infine l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. I carismi non vengono dati per l’utilità personale, ma per l’utilità comune.
L’esperienza più bella, però, è scoprire di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la sua Chiesa! Questo non deve essere visto come un motivo di confusione, di disagio: sono tutti regali che Dio fa alla comunità cristiana, perché possa crescere armoniosa, nella fede e nel suo amore, come un corpo solo, il corpo di Cristo.
Lo stesso Spirito che dà questa differenza di carismi, fa l’unità della Chiesa. È sempre lo stesso Spirito.
Di fronte a questa molteplicità di carismi, quindi, il nostro cuore si deve aprire alla gioia e dobbiamo pensare: “Che bella cosa! Tanti doni diversi, perché siamo tutti figli di Dio, e tutti amati in modo unico”. Guai, allora, se questi doni diventano motivo di invidia, di divisione, di gelosia!
Come ricorda l’apostolo Paolo nella Lettera ai Corinzi (1Cor 12): tutti i carismi sono importanti agli occhi di Dio e, allo stesso tempo, nessuno è insostituibile.
Questo vuol dire che nella comunità cristiana abbiamo bisogno l’uno dell’altro, e ogni dono ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti. Questa è la Chiesa! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza di quel senso soprannaturale della fede (sensus fidei), che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita.
Poi il Papa parla di Santa Teresa di Gesù Bambino, dice: questa santa, che è morta a 24 anni e amava tanto la Chiesa, voleva essere missionaria, ma voleva avere tutti i carismi, e diceva: “Io vorrei fare questo, questo e questo”, tutti i carismi voleva. E’ andata in preghiera, ha sentito che il suo carisma era l’amore. E ha detto questa bella frase: “Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore”. E questo carisma lo abbiamo tutti: la capacità di amare.
Noi siamo qui oggi in un tempo in cui sempre più spesso si sente dire e diciamo: «ai miei tempi non era così».
Pochi giorni fa all’oratorio lo dicevano riferendosi ai dei ragazzini di 12/13 anni, il fatto è che chi lo diceva erano dei ragazzi di 17/18 anni (solo 4/5 anni di differenza).
Ma forse nemmeno questa è una novità, pensate:
- già un grande filosofo greco, Socrate, vissuto circa quattro secoli prima della nascita di Gesù si lamentava: «I nostri ragazzi amano il lusso, ridono dell’autorità, non si alzano in piedi davanti a un anziano… ».
- Facciamo un salto ancora più indietro: su un coccio babilonese, datato duemila anni prima della nascita di Gesù, leggiamo: «Questi ragazzi sono marci nel cuore, sono malvagi e pigri. Dove arriveremo?»
Siamo arrivati al 2000 dopo la nascita di Gesù il Cristo, e non fu tutto male!
In uno dei libri della BIBBIA, il Qoelet (o Ecclesiaste – A.T. III a.C.) , in cui viene esposto l’argomento del male e del bene,ci sono due domande :
¿ A cosa serva fare il bene?
¿ A cosa serva fare il male?
Se la morte è l’unica conclusione della vita, tutto è vano.
Qoelet allora suggerisce: “Abbi fiducia nel Padre e segui le sue indicazioni”.
È qui che si legge la famosa frase (vanità delle vanità), significando che tutto non è altro che un soffio.
Qo 7,10: Non domandare: «Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?», poiché una tale domanda non è ispirata da saggezza.
Sant’Agostino (Discorso 346/c 1):
Tutte le tribolazioni e le afflizioni che ci capita di patire, sono ammonimenti e anche correzioni per noi. Anche nella Bibbia, noi non troviamo la promessa di pace, sicurezza, tranquillità, anzi il Vangelo ci annuncia esplicitamente tribolazioni sofferenze difficoltà; ma dice:
Chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvo (Mt 10,22).
[…] Non si può dire che gli uomini abbiano oggi da sopportare mali insoliti che non abbiano già sopportato i nostri padri; ci si può anzi chiedere ¿ quanto i mali che ci colpiscono oggi raggiungono la misura di quelli che hanno sopportato i nostri padri?
Eppure si trovano molti che si lamentano del proprio tempo giudicando migliore quello dei nostri padri; ma se si potesse farli tornare a quel passato, anche di quello si lamenterebbero: in realtà uno giudica felice proprio il tempo passato perché, in quanto passato, non è ormai più suo.
Sarebbe strano che ritenessimo felice il tempo di Adamo noi che siamo stati liberati dalla maledizione che lui ci trasmise in eredità, noi che abbiamo fede nel Figlio di Dio e conosciamo le sacre Scritture, e ne possiamo anche approfondire lo studio. Quanto ai nostri padri, anch’essi portarono il peso dell’eredità di Adamo. Adamo è colui a cui fu detto: Con il sudore del tuo volto mangerai il pane e lavorerai la terra dalla quale sei stato tratto. Spine e cardi produrrà per te (Gen3,18-19).
[…] Come si può ritenere migliore del presente il tempo passato, se da quell’Adamo fino all’Adamo di oggi sono continuati fatica e sudore, spine e cardi?Consideriamo piuttosto che noi non fummo colpiti dai flagelli del diluvio, delle carestie, delle guerre di cui ci è stato trasmesso il racconto. […] dovremmo trarne piuttosto motivo per rallegrarci del tempo in cui noi viviamo. Rallegrarci del fatto che il Signore si fida di noi, che nonostante i nostri tradimenti la storia della salvezza continua, con chi accogliendo la sua misericordia si fida di Lui.
E chi si fida – nonostante la fatica, la sofferenza, la croce – vive e trasmette la gioia del vangelo, l’unica vera e ogni giorno buona notizia.
Sul fatto di essere laici agostiniani, significa seguire una certa spiritualità, quella AGOSTINIANA.
Nel documento della Provincia Agostiniana d’Italia: Camminando con Sant’Agostino – Spiritualità Agostiniana per Laici –
- 22. 23. SPIRITUALITÀ LAICALE E SPIRITUALITÀ AGOSTINIANA
La spiritualità cristiana consiste nel vivere secondo lo Spirito di Gesù Cristo. La sequela di Gesù, comune ad ogni battezzato, è la base della spiritualità. Questo è il programma unico di tutti i cristiani.
Poi è la personalità singolare di alcuni uomini e donne e le incarnazioni diverse che essi stessi hanno fatto del Vangelo, che danno nome a un ampio catalogo di spiritualità. Così, dietro al sostantivo spiritualità cristiana, si aggiunge l’aggettivo: agostiniana.
Limitare la sequela di Cristo a un gruppo all’interno della Chiesa significherebbe non valorizzare il battesimo, fondamento della nostra incorporazione a Gesù Cristo.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Mt 16,24).
A partire da questa nota comune – la sequela – si può parlare di una spiritualità specifica del laicato. Come pure si può parlare di una spiritualità agostiniana se fissiamo l’attenzione sull’itinerario di fede percorso da sant’Agostino. In questo modo, la spiritualità agostiniana è un indicatore sul percorso cristiano.
Sappiamo che dobbiamo camminare, ma spesso non sappiamo come farlo. Sorgono così i maestri o le guide spirituali che ci aiutano a creare uno spazio per Dio nella nostra vita, a rapportarci con Lui a scoprire la presenza di Gesù nell’umanità.
Nessuna spiritualità è monopolio di un gruppo, ma le diverse spiritualità formano parte del patrimonio di tutta la Chiesa. Laici e religiosi, tutti noi possiamo condividere una stessa spiritualità e stabilire un’interrelazione che ci arricchisca reciprocamente. In una Esortazione Apostolica di San Giovanni Paolo II sulla vita consacrata compare per sei volte l’espressione “interscambio di doni”. (Esortazione Apostolica Vita Consecrata di Giovanni Paolo II – 25 marzo 1996)
Proviamo a scambiarci questi doni, ricordando che ogni carisma per vivere ed essere fecondo è chiamato a decentrarsi, perché al centro ci sia solo Gesù Cristo. Il carisma non va conservato come una bottiglia di acqua distillata, va fatto fruttificare con coraggio, mettendolo a confronto con la realtà presente, con le culture, con la storia. Questo non è facile, non è scontato; richiede conversione; richiede anzitutto preghiera e adorazione.
(Papa Francesco, discorso all’assemblea nazionale della CISM – 7 novembre 2014)