Sabato 31 maggio, presso la nostra Chiesa di S. Spirito di Firenze, si è svolta la tradizionale benedizione dei calcianti di Santo Spirito (in fondo a questo articolo puoi trovare alcune notizie sul Calcio Fiorentino).
Molta gente è stata coinvolta, oltre i calcianti. Il nuovo presidente dei Bianchi, l’amico Marco Baldesi, sta cercando di ridare al ruolo dei calcianti nel quartiere di Santo Spirito, la sua funzione originale, cioè quella di essere una presenza che riqualifichi la zona. Si vuole ridare anche un forte legame con la Chiesa di Santo Spirito e per questo la benedizione è stata aperta a tutti ed è stato allora un bel momento di preghiera, raccolto e sentito. Hanno benedetto il Priore della comunità di Santo Spirito, P. Antonio Baldoni e P. Giuseppe Pagano invitato “scaramantico” (visto che la sua ultima benedizione del 2012 è coincisa con una vittoria del torneo dei Bianchi che non avveniva da 31 anni).
Per la comunità agostiniana di Firenze questa può essere un’ulteriore occasione per avvicinare le fasce più lontane, un’occasione per andare verso le periferie. Certo quando si vedono i calcianti in campo non è che si può tanto considerare visibile il Vangelo, considerato l’alto agonismo, anche se da alcuni anni è stato attenuato da alcune regole permesse dall’ex sindaco di Firenze e ancora… Pensate cosa doveva essere prima…
E tornando alla benedizione, è stata un’esperienza che si è trasformata in una bella festa di piazza… dove intere famiglie hanno potuto partecipare ed esprimere la gioia della festa, una festa che è vera quando i cuori sono ben disposti a creare occasioni di vera e sincera amicizia.
Foto di Albino Todeschin
Testo di Filippo Giovannelli
Il gioco del Calcio Fiorentino ha origini antiche. Le prime notizie di un’attività ludica esercitata con una palla si hanno nei poemi omerici. I Greci praticavano un gioco chiamato “Sferomachia”, che con il susseguirsi degli anni fu adottato dai legionari Romani trasformandolo in metodo d’allenamento per guerrieri, l’Harpastum, letteralmente “strappare a forza”.
Veniva giocato probabilmente con un pallone ripieno di stracci o di pelle, da due squadre di ugual numero di giocatori su terreni sabbiosi, il cui solo obiettivo era quello di portare la palla oltre il campo dell’avversario, con qualsiasi mezzo.
La competizione era una lotta serrata, tra continui corpo a corpo e testa a testa per il possesso della palla. Ebbe un grande successo tra i legionari che lo diffusero nelle varie zone dell’Impero Romano. Non si esclude che questo possa essere avvenuto anche nel 59 a.C. durante la fondazione di Fiorenza da parte di legionari a riposo e le loro famiglie.
È certo che nella seconda metà del Quattrocento il calcio si era talmente diffuso tra i giovani fiorentini, che questi lo praticavano frequentemente in ogni strada o piazza della città. Era talmente popolare che nel gennaio del 1490, trovandosi l’Arno completamente ghiacciato, fu su di esso delimitato un campo e giocate alcune partite.
Una successiva riorganizzazione del gioco, durante il dominio della dinastia medicea, portò i fiorentini a cimentarsi in vere e proprie sfide. Le squadre vantavano nelle loro compagini nomi altisonanti di nobili, illustri personaggi della vita pubblica cittadina e delle casate più importanti di Firenze. Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale.
L’ORIGINE DEL GIOCO ODIERNO
Il gioco del Calcio fiorentino è oggi una sfida tra i quattro quartieri della città. La ripresa avvenuta nel 1930 ha decretato la storicità della manifestazione.
Le partite si svolgono con i costumi del XVI secolo a ricordo e rievocazione di un momento particolare della storia fiorentina. Il 17 febbraio 1530 la piazza di Santa Croce a Firenze divenne teatro di una delle più importanti sfide lanciate dalla Repubblica fiorentina all’imperatore Carlo V, quando la popolazione assediata da molti mesi dalle truppe imperiali, si cimentò in una partita di Calcio, dando l’impressione di non considerare l’esercito dell’Impero degno di attenzione.
Ogni anno è quindi organizzato un torneo che coinvolge i quattro quartieri storici della città: i “Bianchi” di Santo Spirito, gli “Azzurri” di Santa Croce, i “Rossi” di Santa Maria Novella e i “Verdi” di San Giovanni. Essi diventano i protagonisti di dure ed esaltanti sfide. Il premio in palio, una vitella bianca di razza Chianina. Il Torneo di San Giovanni del Calcio Storico Fiorentino si svolge, di norma, nel mese di giugno di ogni anno, la cui finale viene disputata nel pomeriggio del 24 di giugno, giorno del patrono della città.
Anche tutta la parata del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, composta per l’occasione da 530 figuranti, vestiti di rigorosi costumi militari di epoca rinascimentale, fa riferimento allo stesso periodo storico, rievocando le gesta e le Armi della Repubblica, quando Firenze era governata dal popolo. E’ una vera e propria tradizione, molto radicata nel tessuto sociale cittadino.
Si deve a Firenze e al suo antico Calcio l’origine di alcuni sport che a oggi sono tra i più famosi nel mondo. Il Calcio, il Football, il Rugby, traggono origine o spunto da questo storico e primordiale “giocare con la palla”.
LA FORZA DELLA BENEDIZIONE
Anno 2012. Mio ultimo anno nella stupenda Chiesa di Santo Spirito. Arriva la richiesta di benedire la squadra dei Bianchi del Calcio Fiorentino. Per me è una realtà ancora piuttosto sconosciuta, anzi direi tenuta lontana perché ricordo che nel mio primo anno a Firenze, leggendo il Corriere Fiorentino, venivo a conoscenza della violenza di questo sport e proprio in quell’anno ci furono episodi piuttosto forti, che scatenarono la scelta di mettere delle regole. Però chi mi chiedeva la benedizione, lo faceva con animo molto devoto e non mi tirai indietro, anzi pensai dentro di me che poteva diventare una bella sfida e anche se ancora non avevamo lo stimolo di Papa Francesco ad andare nelle periferie, mi dissi subito che era un’occasione da non perdere per offrire la Parola di Dio attraverso una benedizione che poteva partire da svariati sentimenti, ma una benedizione è pur sempre una benedizione.
Quando arriva il giorno della benedizione, dentro di me c’era tanta curiosità di accostare questi personaggi che fino a quel momento avevo visto solo su fotografie o in qualche breve filmato e devo dire che incutevano un certo timore. Li aspettai in piazza ed insieme entriamo in chiesa; quel momento già fu utile per familiarizzare. Sapevo che avevo davanti a me uomini più o meno credenti e anche mussulmani, ma devo dire che poche volte ho assistito ad un religioso silenzio come mi veniva offerto da questi “combattenti”.
Avevo già preparato i miei “arnesi”: libro per la benedizione, secchiello con l’acqua santa, acceso le luci, il microfono… E iniziamo a pregare insieme. Leggo il testo di San Paolo dove si parla dei lottatori e quella Parola è illuminante per parlare loro della importanza della competitività, ma fatta nell’onestà e nella correttezza; dell’importanza anche di voler vincere, ma avendo nel cuore anche l’accettare la sconfitta… insomma più parlavo e più li sentivo familiari…
E poi via alla benedizione…. Credo di non aver mai sparso tanta acqua benedetta. Li ho benedetti proprio uno per uno… anche i mussulmani presenti hanno accettato di essere benedetti. Ho spiegato anche il significato della benedizione che non ha certo un valore scaramantico e nemmeno di pretesa. Perché se tutte e quattro le squadre del calcio fiorentino vengono benedette, non si può certo dire che quelle che perdono hanno ricevuto una benedizione inferiore o che chi vince ha dalla sua il ben volere di Dio.
Alla benedizione davo e do una benedizione non di “pretesa” ma di “protezione”.
E poi arriva il giorno di ritrovarci sugli spalti a fare il tifo per i Bianchi. Non ci capivo niente, ma ogni tanto grazie alla spiegazione di un amico fiorentino, riuscivo a capire qualcosa. Più giocavano e più mi appassionavo e ovviamente l’essere arrivati alla vittoria ha ancora di più accresciuto l’adrenalina. Orgoglio di parte. Il Priore di Santo Spirito non poteva non essere felice di quella vittoria portata a casa dai Bianchi di Santo Spirito. Vedere sventolare le bandire con il simbolo della mia chiesa, mi commuoveva fortemente.
Ma non finiva lì. Dovevo mantenere la promessa che avevano pubblicato anche sul Corriere Fiorentino: se avessero vinto avrei suonato le campane di Santo Spirito e fatto sventolare la bandiera dei Bianchi. E così è stato fatto.
E non solo: anche Matteo Renzi aveva promesso che se avesse vinto Santo Spirito sarebbe venuto nel nostro chiostro di Santo Spirito a salutare i calcianti e così ha fatto. Un incontro semplice e familiare!
Il frutto, anzi i frutti di questa esperienza sono stati notevoli, soprattutto le amicizie che sono nate, soprattutto l’amicizia con l’attuale presidente dei Bianchi, Marco Baldesi; anzi da qui è nata anche la scelta del Battesimo dei suoi bambini: Zeno e Leone; questo è il segno più grande di una benedizione che ha “funzionato” e che ha donato in sovrabbondanza!
Padre Giuseppe Pagano
Tratto da Bianco Santo Spirito – Fanzine di parte bianca – Giugno 2014