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Coronavirus: noi come Pietro quel giorno a Cafarnao

Una riflessione di Padre Giuseppe Scalella, OSA

26 Marzo 2020 // P. Giuseppe Scalella, OSA

Mi ha colpito molto l’articolo di Giorgio Vittadini, docente di Statistica all’Università di Milano, apparso su Ilsussidiario.net del 20 marzo scorso. Scriveva: “Quanto accade in questi giorni fa capire che, per risollevarci dal disastro, il nostro cambiamento personale e quello nei rapporti umani è una strada obbligata”. E comincia a fissare quello che sta imparando: dalle parole, dalle quali scompare la polemica, il pretesto e la retorica, ai fatti, come fare il medico che non è più un dovere ma diventa voler bene alle persone. Poi una nota come questa, straordinaria: “Fare i conti con la realtà, per me adesso significa accettare di non sapere, di non capire, di aver bisogno di imparare da quello che accade”.

Mentre leggevo mi veniva in mente Pietro, il primo giorno che incontra Gesù a Cafarnao. Immaginiamo quest’uomo come tornerà a casa, dopo un giorno o una notte di pesca nel lago di Tiberiade senza prendere nulla. C’era la famiglia da tirare avanti, oltre alle tasse ai Romani che doveva comunque pagare. Definirlo feroce sarebbe poco. E con il risultato di ritrovarsi sempre più cinico, sprezzante e deluso e alla fine disperato. All’improvviso vede arrivare il fratello Andrea che gli dice di aver trovato il Messia. Non è difficile immaginare la reazione di Pietro e con quali termini gli avrà risposto. Ma Andrea insiste. E lo porta da Gesù, che sicuramente avrà apprezzato quel temperamento impetuoso e feroce. Lo guarda intensamente e poi gli dice: “Tu sei Simone… ti chiamerai Cefa, (cioè Pietro)”.

Che cosa sarà successo a Pietro? Niente di diverso da quello che sta succedendo a noi, da- vanti al dramma immane che stiamo vivendo. Si sarà arreso e – come scrive Vittadini – avrà accettato di non sapere, di non capire, di aver bisogno di imparare da quello che vedrà accadere.

Proprio un ribaltamento dell’altro mondo.

Avrà accettato di essere uomo e di non identificare la vita con le sue rabbie, le sue delusioni e le sue rivendicazioni pur giuste e sacrosante.

Ecco, ridiventare uomini.

Ma non è sconcertante che un organismo microscopico e invisibile come il Covid-19 possa far questo? Sarà stata anche la domanda di Pietro: possibile che un uomo come me possa farmi ridiventare uomo? E con l’andare del tempo si è accorto e ha capito che è proprio così.

La realtà non perde mai la sua vera natura che è quella di rimetterci davanti a noi stessi. E su questo non bara mai e mai ci deluderà. Siamo noi che preferiamo altre strade, più comode, più accessibili, più alla nostra portata, ma che, in fondo, ci lasceranno sempre l’amaro in bocca.

Ricordo ancora a distanza di anni le parole di Marco Donat Cattin, terrorista di Prima Linea degli anni di piombo, che confiderà ad un amico. “il mondo non cambierà attraverso quelle strade…”.

Il Coronavirus ci sta rimettendo a mollo dentro la realtà che per troppo tempo abbiamo preferito evitare o esorcizzare. Sarà sempre lei però a dirci dove dobbiamo andare e come imparare a vivere.

Padre Giuseppe Scalella, OSA

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Categoria: Notizie agostiniane

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