In alcune traduzioni del versetto 2 del Salmo 4 leggiamo : “[…] dalle angustie, mi hai tratto al largo”. Posso dire che questa espressione del Salmo 4 rispecchia l’esperienza che ho avuto del Signore. Nel percorso che ho fatto il Signore “mi ha tratto al largo”, mi ha condotto con pazienza fino a portarmi, pochi giorni fa (l’8 dicembre 2014), alla professione solenne.
Nelle “strettezze” della vita il Signore crea un “varco”, ovvero restituisce quel senso di libertà che spesso ci viene tolto dalle angustie. Anzi, ci dona la capacità di vivere la difficoltà con dignità e gioia. Quando Dio ha “fatto largo” nella mia vita, lo ha fatto sempre le persone, con dei “messaggeri”. Di questi ne voglio ricordare alcuni.
Primi fra tutti delle persone veramente speciali che ho avuto il privilegio di conoscere circa dodici anni fa. All’epoca feci un’esperienza nell’Opera Santa Teresa di Ravenna, un istituto che accoglie anziani, malati di Aids e bambini cerebrolesi. Ebbene io ebbi il privilegio di stare più di una settimana con questi ultimi. Davanti a quella che è la “deformità” o l’handicap di bambini abbandonati dai loro genitori, io ho intravisto un volto luminoso. È difficile da spiegare, ma quando tornai a casa dopo quella esperienza ebbi l’impressione costante di aver incontrato Gesù nelle stanze di quell’istituto e da lì cominciai a desiderare di fare qualcosa di utile per gli altri. Cresceva in me il desiderio di donare il mio tempo a chi ne avesse bisogno.
Poi incontrai i frati agostiniani. Mi affascinava la loro spiritualità, centrata sull’interiorità, la comunione e il servizio dell’accoglienza. Cominciai a frequentarli nel convento del mio paese – Carpineto Romano – e quando andarono via da lì, continuai a passare interi pomeriggi in quel luogo sperando che non diventasse un luogo abbandonato. Ma di lì a poco nacque la Fraternità Agostiniana Secolare “Padre Maestro”, che tuttora custodisce con premura e dedizione il convento e la Chiesa di Sant’Agostino. Con loro imparai l’amore per il convento, il valore dell’accoglienza e del lavoro fatto con attenzione, ovvero imparai gli atteggiamenti che le persone della Fraternità avevano ereditato da Padre Maestro.
Dopo qualche anno di discernimento decisi di incominciare la mia vita nell’Ordine. Dal prenoviziato ad oggi i “messaggeri” sono stati veramente tanti. Dai confratelli con cui ho vissuto e ancora vivo, agli amici dell’università, dalle “sorelle” agostiniane di vita contemplativa alle persone della parrocchia di Viterbo in cui mi trovo adesso. Tutto è stato un dono prezioso, un’occasione con cui il Signore ha dilata il mio cuore e lo rende disponibile all’ascolto della sua Parola e al servizio degli altri.
Non posso dimenticare una presenza silenziosa che nel cammino mi ha accompagnato quotidianamente: la Vergine Immacolata, patrona – insieme a Sant’Agostino – del mio paese. Tutti i carpinetani in casa hanno un quadro del santuario cittadino. Lo scorso 8 dicembre quel volto non è mancato nemmeno nella Chiesa della SS. Trinità dove ho fatto la professione. Era lì, sull’altare a ricordarmi che nella strada percorsa lei c’è sempre stata e che non mancherà di esserci nemmeno nel percorso che ho appena incominciato!
Ringrazio i miei familiari, la comunità in cui vivo, tutti confratelli, i compagni dell’Istituto Teologico Viterbese, gli amici, il gruppo giovani, il coro e tutti coloro che con me hanno voluto rendere grazie al Signore!