Un’autentica e forte esperienza di cosa vuol dire essere chiesa.
Questo è quello che, io e molti altri giovani tra i 18 e i 30 anni, possiamo dire di aver vissuto nella settimana dal 10 al 18 ottobre 2015 a Firenze. L’occasione è stata quella di una ‘’missione giovani’’ coordinata dal Centro Diocesano Pastorale Giovanile, con la collaborazione dei Frati Minori della Provincia Toscana, dei Padri Agostiniani e delle Sentinelle del Mattino di Pasqua. La missione si è svolta in particolare nella zona dell’Oltrarno Fiorentino con punto di riferimento la Basilica e il Convento di Santo Spirito dove hanno sede i Padri Agostiniani. Lo slogan della missione è stato: #liberiperamare.
Questa esperienza ha permesso anche un incontro di diversi carismi, noi giovani venivamo infatti da diverse realtà ecclesiali ed esperenziali, cosa che ci ha permesso di arricchirci a vicenda e che ha permesso di mostrarci e mostrare meglio l’universalità della chiesa e dell’annuncio Cristiano. Tutto ciò sempre tenendo conto dell’unità e dell’amore che deve contraddistinguere chi si fa avanti nell’annunciare il Vangelo. Nella semplicità, nel raccontarsi e nel saper ascoltare il coetaneo che era di fronte a noi, in un clima di amicizia e di apertura che tipicamente si instaura tra i giovani. Una missione fatta dai giovani per i giovani dunque. Perché, nella società contemporanea, sembra quasi che chi parla di fede, di Cristo e del Vangelo, debba essere lontano dall’essere ‘’giovane’’ o essere ‘’fuori dal mondo’’. Invece, in questa settimana, io stesso mi sono reso conto che ci sono tanti ragazzi di buona volontà, che ardono dal desiderio di trasmettere quella gioia che hanno ricevuto, nel mondo e per il mondo. Proprio noi giovani non dobbiamo sottrarci dall’incontrare i nostri coetanei e confrontarci con loro, perché spesso è dall’incontro con una persona vicina a noi che può nascere quell’intesa e quella confidenza che può permettere di mostrare la bellezza e la gioia del messaggio Cristiano, dove il centro e quello che portiamo non siamo e non dobbiamo mai essere noi stessi ma il Signore.
Dobbiamo quindi essere ‘’liberi’’ dalle paure per andare incontro all’altro e renderlo partecipe della nostra gioia e annunciare che è bello quello che abbiamo sperimentato! Facendo questo cerchiamo di donare la cosa più bella che abbiamo ricevuto che è il dono della fede e del sentirsi amati da Dio.
Non è stato dunque un tentativo di fare ‘’proselitismo’’ ma di condividere con l’altro una gioia e una speranza che è passata anche attraverso le nostre miserie.
Questo ho visto fare da questi ragazzi in queste giornate, e questo sono riuscito a fare (non senza fatiche iniziali e con tutti i miei limiti) grazie al clima di fraternità e gioia che si è potuto respirare sia tra noi missionari, sia nei vari incontri con gli altri.
Una delle attività della missione è stata la visita nelle scuole, dove con i ragazzi c’è stato veramente un incontro eccezionale e partecipato, con il quale, soprattutto dalle domande di quest’ultimi, si è potuto capire quanta sete di amore e di gioia abbiano i giovani oltre che di quel qualcosa in più che sempre cercano. Diceva l’ormai Santo Giovanni Paolo II:
‘’Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore! Si dice qualche volta che la società ha paura di questi potenti desideri dei giovani e che voi stessi ne avete paura. Non abbiate paura! Quando io guardo a voi, giovani, sento una grande gratitudine e speranza. Il futuro a lungo termine nel prossimo secolo sta nelle vostre mani. Il futuro di pace sta nei vostri cuori. […] Dovete essere persone con una profonda fiducia nell’uomo ed una profonda fiducia nella grandezza della vocazione umana’’.
Questi incontri dovrebbero essere organizzati più spesso nelle scuole, perché stimolano i ragazzi alla riflessione e all’ascolto di se stessi e degli altri, e li aiutano a capire come Dio e la gioia che viene dall’incontro con lui, non sia un qualcosa di astratto o un qualcosa lontano da loro, ma un qualcosa di possibile a tutti, specialmente a loro.
Altro scopo della missione era l’evangelizzazione di strada, dove con mia grande sorpresa c’è stata un’ottima accoglienza da parte delle gente e tanta voglia di capirsi e confrontarsi.
Poi ci sono stati eventi serali svoltisi in Santo Spirito, grazie alla disponibilità e all’accoglienza dei Padri Agostiniani. Eventi come le testimonianze portate da persone che davvero hanno avuto un cambiamento eccezionale della loro vita grazie all’incontro con Dio, o i concerti di gruppi musicali che hanno cambiato il loro modo di fare musica dopo la conversione: i ‘’Groova Groova’’ e i The Sun’’, che oltre all’offrire un grande spettacolo giovanile hanno saputo portare grandi testimonianze di conversione, di fede e amore per il prossimo.
Non sono mancate nemmeno iniziative più divertenti e insolite come quella dell’ormai divenuto famoso flash mob fatto in Piazza della Signoria e in altre parti della città, con tanto di frati e suore che ballavano a ritmo di musica insieme ai ragazzi! E quella degli ‘’abbracci gratis’’, dove i missionari, nelle università o nelle piazze, regalavano abbracci alle persone che incontravano, tra la gioia e la sorpresa di molti. Situazioni nelle quali non sono mancati momenti di commozione, e momenti, come ormai raramente accade, in cui si dava attenzione e tempo anche a chi non si conosceva senza voler nulla in cambio.
Ma sicuramente una delle esperienze più forti e più belle della missione per me e gli altri giovani missionari, è stata la serata denominata ‘’luce nella notte’’. In questa sera le porte della basilica di Santo Spirito sono rimaste aperte fino a tarda notte, il Santissimo esposto tra canti e preghiere, i sacerdoti disponibili per ore alla confessione o all’incontro con chi ne sentiva il bisogno o con chi da tanto non si fermava a riflettere sulla sua vita. Noi ragazzi, a due a due andavamo in giro per la piazza tra i nostri coetanei e non, a diffondere l’invito del ‘’vieni e vedi’’, del ‘’vieni e sentiti libero di amare ed essere amato’’. E così in questa serata sono davvero accadute cose grandi, belle, inaspettate. Persone che da anni non entravano in chiesa si sono fermate a pregare, altre si sono aperte con noi ragazzi e hanno saputo raccontare le cose più intime del loro cuore trovando sollievo, conforto, una porta aperta, quella della chiesa e quella del cuore di persone che hanno saputo ascoltarle senza nemmeno sapere chi fossero. Persone che non sapevano quasi più cosa fosse una confessione, ritrovare la spinta e il bisogno di lasciarsi abbracciare, amare, e perdonare nel sacramento.
Non solo i giovani si sono accostati a quella chiesa così viva, ma anche persone che sulla carta non risultavano più tanto ‘’giovani’’ hanno ritrovato quell’entusiasmo e quella spinta propria della gioventù.
Diceva S. Agostino:
“La vita non deve passare, letteralmente, dalla giovinezza alla vecchiezza, ma è la giovinezza che deve crescere sempre di più”.
Così che anche una persona in la con gli anni può sentirsi giovane grazie alla gioia, all’amore, al sentirsi rinnovato da Dio.
A chiudere la settimana, non poteva mancare l’incontro dei missionari con il Vescovo, Sua Eminenza Cardinal Giuseppe Betori. Noi ragazzi lo abbiamo aspettato come un padre, e lui ci ha ascoltato come dei figli. Si è interessato molto alla missione, e si è aperto davvero con noi nel dialogo e nella condivisione.
Con la messa finale, dopo il quale tutti ci saremmo dovuti salutare, non è mancato un po di rammarico, tanta è stata la bellezza di poter condividere questa avventura insieme, amicizie sono nate, e si è ripartiti ‘’ricolmi’’ di quella gioia che abbiamo potuto condividere ed accrescere insieme a persone con il quale davvero ci si sentiva ‘’chiesa’’.
Sicuramente la missione continuerà nella vita, dove non sempre ci sarà questo clima di fraternità a sostenere, dove talvolta se non si vive in comunità ci può sentire soli nel cercare di vivere e condividere la bellezza della fede.
Ma il ricordo di questi momenti e la sicurezza che non si è mai veramente soli, e che altri giovani sono uniti con te nella fede sebbene ognuno dove il Signore lo ha chiamato, è sicuramente un grande aiuto.
Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno organizzato e diretto questa missione, a coloro che l’hanno accolta e ci hanno accolto, e a tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose che ci hanno testimoniato la loro grande fede e la loro apertura nei confronti dei più giovani. Grazie!.
Filippo Capaccioli