Domenica 15 novembre i 28 rifugiati, ospitati nella città di Gubbio, hanno trascorso una giornata nella nostra parrocchia di Sant’Agostino. Ad aspettarli per il pranzo hanno trovato una ventina di ragazzi del DopoCresima che li hanno accolti con un bel sorriso e sono stati subito conquistati dal più piccolo di loro, Brith, di 4 anni. All’interno del convento i ragazzi hanno servito il pranzo ai rifugiati, volendo vivere in maniera concreta le prime due opere di misericordia corporale, dare da mangiare agli affamati e dare da bere agli assetati, secondo il cammino che gli animatori hanno loro proposto per questo Anno della Misericordia. Erano presenti anche alcuni dei loro genitori, gli animatori, i frati agostiniani e il Vescovo mons. Mario Ceccobelli.
Raccontano gli animatori: “Il momento più toccante del pranzo è stato certamente quando il piccolo Brith ha ricevuto un regalino dai ragazzi: un’espressione di felicità che resta scolpita nel nostro cuore e che ci ha comunicato la bellezza di saper apprezzare ciò che abbiamo e riceviamo. Dopo la condivisione della mensa, insieme nella sala S. Agostino abbiamo cantato: abbiamo così potuto sperimentare come la musica sia capace di unire gli animi e creare comunione. I profughi ci hanno poi raccontato un po’ la loro storia, i loro viaggi, ringraziandoci e aprendoci il loro cuore. Particolarmente significativo è stato il pregare insieme. Dopo aver ascoltato lo sfogo di uno di loro che esprimeva anche rabbia e timore per il suo futuro, abbiamo voluto mettere nelle mani di Dio queste vite con le loro sofferenze, ansie e paure, certi che Lui ha cura di ognuno di noi. Ci siamo alzati, ci siamo presi per mano e abbiamo recitato il Padre Nostro. E’ stato un momento molto forte. La maggior parte di loro è cristiana, alcuni sono musulmani. Qualcuno di questi musulmani ci ha dato la mano e ha partecipato alla preghiera. Questo ci ha colpiti in maniera molto positiva. Lo scopo della giornata era proprio prendersi cura di fratelli bisognosi, non solo nel corpo, farli sentire amati non solo da noi, ma prima di tutto e soprattutto da Dio. Anche loro ci hanno detto di aver visto nelle persone che li hanno salvati in mare l’intervento di Dio che non ha permesso che morissero. E’ stato un confermarci reciproco nella fede. Poi c’è stato il momento del gioco: per un paio d’ore abbiamo giocato a calcio, palla a volo, ping pong, biliardino, come se ci conoscessimo da tempo. A conclusione della giornata siamo andati a Messa insieme ad alcuni di loro”.
I ragazzi hanno vissuto con tanta gioia e serietà questa giornata. Questi alcuni loro commenti: “La giornata vissuta insieme ai rifugiati ha suscitato in noi profonda commozione, paura di perdere gli affetti più cari della nostra vita, tristezza nell’apprendere il viaggio intrapreso dai bambini, dispiacere nel conoscere le loro sofferenze derivanti dalla mancata piena accettazione e dalla delusione di non trovare ciò che speravano. Abbiamo capito che solo insieme, in carità e fraternità si può affrontare anche il male, che tutti gli uomini, anche se prendono strade diverse, sono in cammino alla ricerca della vera pace e noi siamo tutti figli di Dio e quindi dobbiamo aiutarci vicendevolmente. Ci ha colpito sentirci dire che questa esperienza, nonostante dolorosa, sofferta e diversa dalle proprie aspettative, ha permesso a uno di loro di provare la gioia di essere riconosciuto come essere umano che ha una propria identità. Siamo stati colpiti anche dalla loro semplicità e facilità di entrare subito in relazione con noi, giocando e cantando come se ci conoscessimo da sempre. Abbiamo sperimentato la gioia di stare insieme per vivere bene la nostra vita, la gioia di avere davanti persone sane e salve dopo un viaggio pericolosissimo, abbiamo visto la gioia ed il sorriso di Brith nonostante le immense difficoltà affrontate nel viaggio, la gioia comunicataci dai loro volti, nonostante le difficoltà e la distanza dai propri affetti più cari, la gioia del momento conviviale. Siamo contenti di aver vissuto una bella giornata che ha fatto dimenticare loro per un pomeriggio la tristezza e la sofferenza. Abbiamo avuto l’occasione di fare concretamente l’esperienza che c’è più gioia nel dare che nel ricevere“.